Un percorso immaginifico che indaga le possibilità creative dell’allestimento scenico per la lirica e la prosa, al fine di rendere partecipe il visitatore-spettatore del lavoro artigianale e progettuale che contraddistingue lo spettacolo d’arte, dall’atto creativo della progettazione allo studio delle potenzialità sceniche fino al naturale completamento della messa in scena finale.
Dal 16 aprile al 15 giugno 2014, le sale della Casa dei Teatri di Villa Pamphilj diventano così un contenitore simbolico ed originale di idee e di materiali pensati ed elaborati dagli studenti del corso di Design per il Teatro del POLI.design di Milano, coordinato dal Prof. Christian Silva, e del corso di Scenografia della Facoltà di Architettura della “Sapienza” Università di Roma, tenuto dal Prof. Massimo Zammerini.
Con un approccio originale e innovativo al mondo teatrale, ciascun allievo ha dato vita, grazie alla propria ricerca personale nell’universo dell’opera lirica e la propria sensibilità artistica, all’interpretazione del carattere di un personaggio, realizzandone il costume o progettando lo spazio per una messa in scena, a partire dallo studio del testo, del libretto e delle configurazioni architettoniche di teatri celebri, quali la Scala e l’Opera di Roma.
Un grande plastico architettonico, progetti scenografici, installazioni, tavole grafiche, bozzetti, cartamodelli, costumi teatrali, propongono un’esperienza di conoscenza e coinvolgimento nelle arti e nei mestieri della Scena.
Si “entra” nella mostra traversando un piccolo manufatto ispirato al “Teatro del Mondo” dell’architetto Aldo Rossi, oggetto prismatico che può ospitare performance di vario genere e natura, segnando quindi l’incipit di un percorso che si configura come continuum della stanza nella stanza. La struttura leggera, itinerante e facilmente modulabile della mostra dialoga con le sale della Casa, riaffermando la capacità dell’arte scenica di creare narrazioni e sogni anche fuori dai luoghi canonici o dai templi sacri dello spettacolo. Come racconta la sua idea di teatro nella sua autobiografia Aldo Rossi: «Erano anche strutture semplici, provvisorie; il tempo di un amore di mezza estate, di una stagione febbrile ed incerta, il teatro provvisorio (…). Era proprio un teatrino dove la vicenda si svolgeva all’interno della vita ma dove la vicenda teatrale, estiva, da tempo di vacanze, segnava la vita»; allo stesso modo ci soffermiamo sul concetto di spazio teatrale come luogo sociale e architettonico.
Nelle prime due sale, in un allestimento che è anch’esso una scenografia, sono esposte le tavole grafiche che raccolgono le idee progettuali dei due differenti gruppi di lavoro. Le opere di studio provengono dalla più grande tradizione classica: dal Don Carlo al Macbeth di Giuseppe Verdi, ispirati dalle omonime opere teatrali di Friedrich Schiller e William Shakespeare, fino al Tristano e Isotta di Richard Wagner.
Dai bozzetti e progetti scenografici, posizionati su strutture elementari discontinue e frastagliate, si passa alla sartoria “dietro le quinte”, ricca di carta modelli, bozzetti e stoffe che offre al visitatore la possibilità di toccare con mano i materiali usati abitualmente in palcoscenico. Chiudono il percorso i costumi dei personaggi verdiani, Iago e Desdemona dall’Otello, Attila dall’omonimo Attila, Amneris dall’Aida, Abigaille dal Nabucco, Gilda dal Rigoletto, Leonora e Azucena da Il Trovatore, Violetta da La Traviata e Lady Macbeth dal Macbeth, tutti realizzati con stoffe e passamanerie che riconducono all’immaginario della sala iniziale.