O Virginia Raggi, o le Olimpiadi. Le prossime elezioni comunali saranno per la Capitale una sorta di referendum sui giochi olimpici. Ta i tanti pensieri che muoveranno i cittadini romani alle urne il prossimo 5 giugno ci sarà anche una precisa scelta di campo sulla questione a cinque cerchi: votando il candidato del Movimento 5 Stelle, come ha ricordato lo stesso premier Matteo Renzi e come ha detto la stessa Raggi, si dice automaticamente addio alla candidatura olimpica per il 2024, per la quale invece Roma è al momento ben posizionata, verso un ipotetico testa a testa con Los Angeles e soprattutto Parigi.
Da regolamento olimpico, il primo ente a sostenere la manifestazione deve essere proprio l’amministrazione locale, ma le parole di Raggi non lasciano spazio a equivoci: “Le Olimpiadi in una città devastata come Roma sembrano uno scherzo. Non riusciamo neppure a risolvere il problema delle buche. Torino 2006 ha comportato moltissimi extra costi, noi ancora stiamo pagando gli espropri effettuati durante le Olimpiadi del 1960. Io non so se sia il caso oggi di indebitare ulteriormente la città”, ha detto l’esponente M5S.
Il fattore Olimpiadi è dunque entrato nella campagna elettorale per il Campidoglio, per bocca dello stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, che al Tg1 ha esplicitato un pensiero che da qualche settimana frullava nelle teste del partito pro-Roma 2024, progetto del quale il premier è il principale sponsor, insieme al presidente del Coni Giovanni Malagò e a quello del Comitato promotore Luca di Montezemolo: “Se a Roma vince il candidato contro le Olimpiadi ci sono conseguenze per il governo nazionale: non possiamo più fare le Olimpiadi”.
Del resto basta vedere, in positivo, quanto contino i sindaci di Los Angeles e Parigi nella corsa all’assegnazione dei Giochi. Virginia Raggi, che al momento sembra la favorita per la poltrona del Campidoglio, ha ribadito la sua assoluta ostilità al progetto: il Pd insorge, ma prima gli converrà vincere le elezioni comunali. Magari facendo leva anche sulle Olimpiadi, che Roma non ospita dal 1960 e che nel frattempo ha mancato per ben due volte: nel 2004, quando furono poi assegnate ad Atene, e tre anni fa quando il governo Monti rinunciò alla candidatura per l’edizione 2020.