I robotaxi di San Francisco sono un flop. Nella città della Silicon Valley, capitale mondiale dell’innovazione tecnologica, circolano circa 500 auto bianche a guida autonoma. Offrono diversi vantaggi: non possono superare i 50 km all’ora, restano “attenti” e hanno il divieto di infrangere le regole. I risultati, però, non sono quelli attesi. Ma andiamo con ordine.
Nel giugno del 2022, San Francisco ha concesso il via libera perché anche i cittadini potessero prendere parte al test di questi taxi a guida autonoma e, il 10 agosto scorso, ne ha approvato la circolazione senza limiti: disponibili ovunque e a qualsiasi ora. Ma è un disastro. Tra malfunzionamenti e incidenti, i taxi robot sono stati spesso causa di ingorghi e in alcune occasioni impedito il transito di mezzi d’emergenza. Fatti che hanno spinto l’amministrazione a un immediato ripensamento. Il dipartimento di Stato ha infatti chiesto a Cruise, dopo l’ennesimo incidente, di dimezzare la presenza su strada dei suoi veicoli, i quali non potranno fino a nuovo ordine superare le 50 unità nelle fasce diurne e le 150 in quelle notturne.
Perché non funzionano?
Le due aziende rivali Cruise (business unit dedicata ai robotaxi General Motors) e Waymo (società di guida autonoma del gruppo Alphabet, cioè Google) già si credevano essere pionieri in questo campo. La commissione servizi pubblici di San Francisco era pronta a lanciare anche gli autobus senza conducente. Ma già nei mesi di sperimentazione nella capitale dell’innovazione è spesso capitato che le auto a guida autonoma si bloccassero e intralciassero il traffico, oppure imboccassero strade con ingresso vietato ritrovandosi impantanate nel cemento fresco. Un’altra nel bel mezzo di una sparatoria. Ma l’ennesimo scontro dello scorso giovedì tra una delle vetture Cruise e un camion dei pompieri che viaggiava a sirene spiegate ha rimesso in discussione il loro futuro.
San Francisco, le proteste: non sono poi così sicuri
In realtà, sono mesi che gli abitanti della Bay Area protestano, chiedendo invece un potenziamento dei servizi pubblici. Waymo e Cruise, invece, hanno sempre vantato l’affidabilità e la sicurezza delle proprie vetture. Ma se facciamo un bilancio degli incidenti non è proprio così. In poco più di un anno di sperimentazione i taxi robot sono rimasti coinvolti in 600 incidenti, nessuno mortale (ad eccezione dell’investimento di un cane lo scorso maggio).
La teoria che alimenta l’ambizione è che le auto senza conducente sono più sicure dei veicoli gestiti da esseri umani – spesso distratti e stanchi -, e i robotaxi non potranno mai correre sulle strade collinari di San Francisco, simili a quelle che Steve McQueen percorreva durante la famosa scena dell’inseguimento nel film “Bullitt” del 1968. Ma la realtà e molto diversa. Nonostante la tecnologia per realizzarlo sta avanzando costantemente, proprio come altre applicazioni di intelligenza artificiale, il prodotto probabilmente non era ancora pronto per l’effettivo debutto. E non sembra che li vedremo ben presto circolare per l’Italia, così i tassisti – già sul piede di guerra – possono tirare un sospiro di sollievo, almeno per ora.
Cruise e Waymo dovranno risolvere il prima possibile i problemi causati dalle loro auto se non vogliono vedersi ritirate il permesso accordato.