Le banche azioniste di Bankitalia sono pronte a versare il nuovo importo dovuto al Fisco entro la fine dell’anno se per il 31 dicembre sarà in vigore la rivalutazione del capitale sociale dell’istituto centrale. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in riferimento al progetto sul quale sta lavorando il Governo per dare certezza all’assetto proprietario di via Nazionale, rafforzare patrimonialmente gli istituti nazionali alla vigilia dell’esercizio della Banca centrale europea e raccogliere risorse per il bilancio pubblico.
“Se mi riconoscono entro dicembre la maggiore solidità patrimoniale posso essere disposto al riconoscimento fiscale – ha detto Patuelli in un seminario tenuto nel weekend –. E’ un’operazione matura che è utile abbia i suoi effetti entro la notte di San Silvestro. C’è forte attesa che alle banche venga data la ponderazione con incidenza sul patrimonio di vigilanza, allo Stato pagata una aliquota del 16% e introdotto un limite del 5% sul possesso azionario”.
E’ previsto che domani il Consiglio dei ministri approvi un decreto legge sulla rivalutazione del capitale di via Nazionale dagli attuali 156mila euro fino a 7,5 miliardi. La misura, secondo stime fornite dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, dovrebbe garantire un gettito fino a 1,2 miliardi. Prima delle dichiarazioni di Patuelli si era sempre pensato che il prelievo non potesse avvenire prima del 2014.
Sul fronte delle privatizzazioni, Patuelli ha affermato che le banche italiane non dovrebbero partecipare attivamente alla nuova tornata decisa dal Governo: “Non so cosa ci sia nella testa di chi amministra le Banche – ha detto – ma, dato che con Basilea 3 si dovranno avere degli standard elevatissimi, non ci potrà essere forte disponibilità delle banche ad andare a comprare quote di aziende”.
Quanto all’unione bancaria europea, il numero uno dell’Abi ritiene che possa essere fonte di opportunità per l’Italia, ma anche che “se l’Italia entra con tutti i suoi difetti e non li corregge, corriamo dei rischi fortissimi, imperniati sul binomio debito pubblico e fisco. Questo è il nostro morbo e deve essere avviato a soluzione con un circuito virtuoso, perché abbiamo il debito più elevato in Europa e costi elevatissimi legati allo spread. L’unione bancaria per l’Italia deve essere uno stimolo a correggere alcune sue nefaste abitudini, altrimenti rischia di essere un guaio. La sfida è far entrare in Europa tutta l’economia italiana, comprese le aree più deboli. Ma il rischio massimo è che tutta l’Italia si meridionalizzi, che diventi il Mezzogiorno d’Europa, la zona più fragile del continente. Queste sono le potenzialità e i rischi, e dobbiamo porci le questioni per tempo”.