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Ritorno alle centrali nucleari, al via la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare

Partono le grandi manovre per la proposta di legge popolare promossa dal comitato guidato da Carlo Calenda e dai Radicali. In un dossier lo scenario energetico che motiverebbe l’ineluttabilità ma anche la convenienza dell’operazione

Ritorno alle centrali nucleari, al via la raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare

Entrano nel vivo le prove generali per il ritorno italiano all’energia nucleare. È ufficialmente partita la macchina della proposta di legge popolare lanciata il 24 ottobre con una conferenza stampa alla Camera dei Deputati dal comitato pro-atomo. Il referente politico è il leader di azione Carlo Calenda affiancato dal giovanissimo segretario dei Radicali Italiani, Matteo Hallissey. La compagine ha il sostegno di scienziati di grande autorevolezza, come Marco Ricotti e Giuseppe Zollino, e perfino da pentiti del no all’atomo, come gli Amici della Terra, che dopo ben 45 anni di militanza dall’altra parte della barricata sono ora convinti sostenitori delle tesi illustrate nei dettagli da Calenda nel portale web del suo partito.

Nucleare: i promotori contano di raccogliere 50 mila firme rapidamente

I promotori, tra i quali la Fondazione Einaudi, contano di raccogliere rapidamente le almeno 50mila firme di elettori previste dall’articolo 71 della Costruzione per la presentazione di una proposta di legge in Parlamento. Proposta già pronta nella sua articolazione, accompagnata da un documento di presentazione con il quale i promotori tentano di motivare il ritorno all’atomo elettrico con una serie di motivazioni: l’ineluttabilità per far fronte alla catastrofe climatica (proprio in questi giorni l’edizione 2024 del report del Politecnico di Milano “Zero Carbon Policy agenda” denuncia la necessità di raddoppiare la velocità di riduzione della Co2 per rispettare i programmi tracciati), la crescente richiesta di energia trainata ad esempio dalla auspicata crescita della mobilità elettrica, la convenienza economica (le proiezioni a 60 anni fornite da Calenda indicano che un corretto mix rinnovabili-nucleare dimezzerà i costi energetici rispetto alla sola crescita delle rinnovabili) e comunque la praticabilità politica del ricorso ad una legge che possa raccogliere un vasto consenso (la popolazione italiana è in maggioranza favorevole all’utilizzo dell’energia atomica con le dovute garanzie, azzardano).

Nucleare: i contenuti della proposta di legge popolare

Nel testo depositato al Ministero della Giustizia per la raccolta delle firme (che possono essere formalizzate anche via web) si propone un rapido riassetto normativo secondo una premessa e tre criteri. La premessa: il ricorso all’energia nucleare è appunto “più sostenibile e meno costoso di una soluzione che utilizzi solo fonti rinnovabili”, che quindi non vanno viste come un’alternativa da sostituire ma semmai da usare in sinergia. Il primo criterio: la costruzione dei nuovi reattori dovrà avvenire con “la più avanzata tecnologia commercialmente disponibile” cioè quella attuale, ovvero “la terza generazione a fissione, che presenta le più basse emissioni di CO2 e più elevati standard di sicurezza”, senza aspettare ma attrezzandosi sin d’ora per utilizzare “quelle attualmente in fase di sviluppo quando ne sarà assicurata la disponibilità”.

Il secondo criterio: per favorire l’operazione si propone un rapido riassetto normativo attraverso decreti legislativi da adottare entro sei mesi dall’entrata in vigore della nuova legge per “definire i criteri di autorizzazione, realizzazione, esercizio e remunerazione di energia elettronucleare e per la definizione delle misure di beneficio locale in favore delle popolazioni interessate”.

Ecco che i promotori del referendum non ignorano i due elementi che sembrano apparentemente contraddire le asserzioni dell’assoluta praticabilità economica dell’operazione e della presunta accettabilità delle popolazioni. La convenienza economica sconta comunque – sottolineano i promotori – la necessità di massicci investimenti iniziali da sostenere, che verrebbero comunque rapidamente riassorbiti negli anni successivi garantendo un ritorno assolutamente vantaggioso anche grazie alla lunghissima vita utile stimata per i nuovi impianti. Vita che i neo-nuclearisti sostengono sia assai più lunga rispetto agli impianti per le energie rinnovabili (i migliori pannelli solari hanno una vita utile che non arriva a vent’anni).

Quanto all’accettabilità per le popolazioni promotori del referendum propongono che prima di partire con i progetti esecutivi venga costituita, e cominci ad operare, un’Autorità indipendente per la sicurezza nucleare sulla falsariga delle attuali autorità di regolazione, che faccia da garante dei processi, della sicurezza, della standardizzazione e applicazione delle norme. Norme che comunque dovranno essere accompagnate – propone il comitato per il ritorno al nucleare – allo schema “rapido” dell’autorizzazione unica, in nome di un’attività che deve essere considerata “di preminente interesse statale”.

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