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Risparmio: sui conti correnti 110 miliardi in più, Omicron “non farà deragliare la ripresa”

Photo by Michael Longmire on Unsplash

La liquidità sui conti correnti è aumentata di 110 miliardi, ma la percentuale degli italiani in grado di risparmiare è scesa di quasi sette punti. Sono due degli effetti principali della pandemia che, secondo la “Ricerca sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2021” realizzata da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, ha ampliato le diseguaglianze esistenti nel nostro Paese, colpendo soprattutto i ceti medio-bassi e le donne. 

Le previsioni sul futuro sono però incoraggianti: “Omicron non farà deragliare la ripresa”, assicura Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, che insieme a Beppe Facchetti e Giuseppe Russo, rispettivamente presidente e direttore del Centro Einaudi, ha presentato l’indagine. Per sostenere la crescita, evidenzia De Felice, sarà necessario “utilizzare al meglio l’enorme massa di risparmio che è stata parcheggiata presso le banche” da famiglie e imprese.

Attenzione però all‘Inflazione, che secondo l’economista di Intesa Sanpaolo “avvantaggia chi ha debito, i governi e le imprese”, ma danneggia “i lavoratori dipendenti, perché in Europa non c’è un recupero dei salari sull’inflazione, e i risparmiatori che hanno investito in reddito fisso e hanno tanta liquidità. Le banche centrali dovranno proteggere il potere d’acquisto dei risparmiatori”.

2021: L’ANNO DELLA SVOLTA 

Nel 2020 il Covid è entrato in una casa su dieci, con il 9% delle famiglie italiane che ha subito conseguenze sulla propria salute o su quella di un membro della propria famiglia. Quasi 4 famiglie su 10 (il 36,8%) ha visto ridursi o azzerarsi le entrate ordinarie a causa delle conseguenze economiche della pandemia. Tra questi, il 19,6% ha dichiarato che le entrate sono “un poco” diminuite, il 15,7% che sono “molto” diminuite e l’1,5 per cento che tutte le entrate sono state perdute. Sono i risultati delle interviste realizzate da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi tra marzo e maggio 2021 ai responsabili delle scelte finanziarie. L’indagine quantifica in 105 euro mensili la perdita media di reddito netto familiare che ha colpito una famiglia su tre nonostante gli aiuti varati dal governo abbiano consentito di mitigare gli effetti economici negativi del Covid. “In media, i sussidi o altre forme di supporto economico hanno raggiunto il 28 per cento del campione, quindi nominalmente hanno servito il 74 per cento di coloro che hanno perduto entrate”, sottolinea il report. 

IL RISPARMIO

La pandemia ha colto impreparate le famiglie Molti italiani sono stati dunque costretti ad attingere ai propri risparmi, tanto che la quota dei risparmiatori italiani è scesa dal 55,1 al 48,6%. Tra le categorie più colpite dalla crisi figurano le donne. Solo il 45% di esse, infatti, “non ha intaccato i propri risparmi e il 10% li ha usati in modo rilevante”, ha detto De Felice. Il direttore del Centro Einaudi, Giuseppe Russo, ha invece sottolineato come la pandemia abbia “accentuato le distanze sociali”.

In parallelo, è aumentata di ben 6,7 punti percentuali la quota del risparmio involontario, composta da persone che non sono riuscite a consumare a causa delle restrizioni di attività e mobilità. La combinazione di questi due fattori ha determinato un aumento complessivo della liquidità giacente sui conti correnti delle famiglie pari a 110 miliardi euro. “Nel settembre scorso, rispetto al dicembre 2019, la liquidità depositata sui conti correnti è aumentata di 230 miliardi — ha spiegato De Felice. Di questi 110 miliardi vengono dalle famiglie”. In generale, “Chi guadagna di più, ha risparmiato di più”, mentre si è ampliata la quota di risparmio precauzionale.

Come saranno spesi questi soldi? Gli obiettivi principali dei risparmiatori restano nel lungo periodo la sicurezza e nel breve la liquidità. In questo contesto, gli intervistati sono generalmente soddisfatti degli investimenti fatti nell’ultimo anno. Le obbligazioni ricevono un consenso limitato: sono possedute dal 22% del campione, contro un massimo storico del 29%. Le azioni sono invece considerate titoli per esperti, dunque appannaggio di una minoranza pari al 6,1% del campione. “L’indice di soddisfazione maggiore di tutte le classi di investimento va al risparmio gestito (il rapporto tra soddisfatti e insoddisfatti è di 6 a 1)”, sottolinea la ricerca, evidenziando un forte cambiamento del giudizio che i risparmiatori hanno confronti dei fondi: “non sono più percepiti come prodotti speculativi, adatti a chi ha buone risorse da investire; adesso per la maggioranza del campione sono prodotti caratterizzati dalla competenza, dalla diversificazione che controlla il rischio e, soprattutto, sono adatti anche ai piccoli risparmiatori”.

Per quanto riguarda gli investimenti nuovi e alternativi, i Pir sono stati considerati appena dal 2,5% per campione, ma per ogni sottoscrittore effettivo ve ne sono 6 indecisi che potrebbero investirvi in futuro. I bitcoin affascinano appena il 5% degli intervistati, mentre il 6,7% (il 14% tra i laureati) è interessato agli investimenti etici e a impatto positivo sull’ambiente e sulla società. 

CASE

Andando avanti coi dati, la ricerca sottolinea come i mutui per le case (1,1 per cento del campione), che usualmente facevano la parte del leone nel passivo delle famiglie, hanno seguito la flessione nel 2020 delle compravendite immobiliari, crescendo meno degli anni precedenti. Qualcosa però potrebbe cominciare a muoversi. Dopo quasi due anni di smartworking e Dad, gli italiani vogliono una casa più grande. Le nostre case, infatti, sono mediamente più piccole (81 mq) di quelle degli spagnoli (96 mq), dei francesi (102 mq) e dei tedeschi (109 mq) e le restrizioni imposte durante la pandemia hanno mostrato l’insufficienza del nostro patrimonio abitativo. Il 18% degli intervistati giudica insufficiente lo spazio della propria casa, il 2,6% avrebbe già deciso di cambiarla e il 10,7% lo farebbe se si realizzassero altre condizioni (finanziarie soprattutto), percentuali che salgono tra i giovani e tra chi ha un livello di istruzione maggiore. Se il tasso di successo di questi desideri fosse appena del 50%, sottolinea lo studio, “nei prossimi anni il mercato immobiliare potrebbe affrontare una domanda per adeguamento delle case di oltre 500 mila unità all’anno, delle quali 125 mila circa in uscita dai centri urbani, senza contare la domanda normale, non derivata da questioni pandemiche”.

I RISPARMIATORI DINAMICI

Cosa hanno intenzione di fare le famiglie che durante la pandemia sono riuscite ad accumulare risparmi? Gli intervistati, in questo caso, si dividono in due fazioni, la prima (pari al 64%) ha dichiarato di voler aspettare e tenere da parte quanto accumulato, la seconda (pari al 36%) invece intende riprendere a consumare e investire. È interessante notare come al primo gruppo appartengono risparmiatori appartenenti al ceto medio-basso e con limitata istruzione, al secondo laureati, giovani e appartenenti al ceto medio-alto e alto. 

FIDUCIA NELLE BANCHE E NELLA UE

Lo studio mostra infine come il giudizio degli italiani sulle banche sia cresciuto in maniera sostenuta, raggiungendo il massimo storico, con il tasso di clienti soddisfatti del servizio pari a 18 per ogni cliente non soddisfatto. Quindici anni fa, quando per la prima volta è stata posta questa domanda, il rapporto era di 3,9 a 1.

In parallelo, sale anche la fiducia verso l’Unione Europa, con il saldo tra coloro che hanno fiducia nell’Europa rispetto a coloro che non ne hanno che raggiunge il 46 per cento a fronte del 26% rilevato nel 2020. “il tasso di approvazione dell’Europa sale con il livello di istruzione e non con i trasferimenti di cui si è beneficiato”, rileva lo studio.

“È aumentata la fiducia degli italiani nei confronti dell’Europa, ma questa fiducia richiederà un grossissimo impegno politico”, spiega Gregorio De Felice, sottolineando che nel 2022 l’Italia avrà oltre cento condizioni da rispettare, mentre da Bruxelles arriveranno 46 miliardi di euro, di cui 23 sotto forma di sussidi e altri 23 di prestiti. Per sostenere la crescita, continua il capo economista di Intesa Sanpaolo, occorrerà anche spingere su riforme “che pongano le basi per una crescita sostenibile e sostenuta per il post PNRR”. Infine sarà fondamentale “utilizzare al meglio l’enorme massa di risparmio che è stata parcheggiata presso le banche”. Solo puntando su queste tre leve l’Italia riuscirà a superare le conseguenze della pandemia. De Felice ne è sicuro: “Il 2021 sarà l’anno della verità”.

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