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Risparmio: rapporto Consob sugli investimenti degli italiani. Savona: “Inflazione tassa oscura”

Imagoeconomica

Per usare un giro di parole: “c’è moltissimo spazio per un miglioramento”. E’ un quadro desolante oltre che preoccupante quello che emerge dal Rapporto 2022 Consob nel ritrarre il comportamento delle famiglie italiane nei confronti della gestione dei loro risparmi: si va dalla mancanza di conoscenze di base della finanza, quindi alla paura di investire, ma anche alla voglia di avere alti rendimenti, finendo per buttarsi su investimenti rischiosi alla ricerca di guadagni facili.
In un paese in cui da anni si parla della “scelta di non scegliere” quando si tratta di guardare alla liquidità lasciata sui propri conti correnti, anche a rischio di farsela erodere dall’inflazione, la Consob di fatto offre una spiegazione a tale comportamento sulla base dell’indagine svolta su un campione rappresentativo (1.436 individui) degli investitori italiani.

Rapporto Consob: per gli italiani gli investimenti sono complessi

Si parte dalla constatazione che la stragrande maggioranza degli italiani, cioè ben l’80%, ritiene “complessa” la gestione delle finanze personali, “anzitutto a causa del contesto incerto e della crescita dei prezzi”. E in questo bisogna dar ragione agli italiani se si guarda ai dati macroeconomici: l’inflazione erode il potere di acquisto del reddito disponibile, il disagio economico delle famiglie torna ad aumentare, la ricchezza finanziaria in rapporto al reddito disponibile si riduce, pur rimanendo superiore a quella dei maggiori paesi dell’area euro.

Mancano le conoscenze finanziarie di base: dagli strumenti all’entità del rischio

Ma se si va nel dettaglio dei comportamenti dei risparmiatori, il quadro si ingrigisce.
Dal Rapporto emerge che le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base (ad esempio, la nozione di diversificazione degli investimenti è compresa solo dal 50% degli intervistati), né rispetto agli strumenti finanziari (la quota di risposte corrette a domande su conto corrente, azioni, obbligazioni e fondi comuni di inve­stimento rimane al di sotto del 60%), né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario (in particolare, la percentuale di intervistati che ha familiarità con le nozioni di rischio di credito, di mercato e di liquidità oscilla tra il 20% e il 49%).

L’inflazione tassa oscura e sconosciuta. Eppure così subdola

Proprio il tema degli effetti dell’inflazione, di cui si parla estesamente da oltre un anno, da prima cioè dell’inizio del conflitto russo-ucraino, viene captata solo da una parte della popolazione pari al 65%, oltretutto con significativi divari tra fasce di età, aree di residenza e fasce di reddito. Eppure, “l’inflazione opera come una tassa occulta e iniqua violando il fondamento democratico della No taxation without representation”, osserva Paolo Savona nel suo severo intervento alla presentazione del rapporto.

Più di un terzo dei risparmiatori non coglie l’impatto dell’aumento dei prezzi

I dati mostrano che che più di un terzo non coglie appieno l’impatto della crescita dei prezzi sul proprio potere di acquisto e il 12% degli intervistati preferirebbe tenere i propri risparmi fermi sul conto-corrente o ‘sotto il materasso’ (il 9%).
E’ proprio sul tema dell’inflazione e delle criticità della politica economica che Savona pone il suo accento: si è arrivati ad “accettare che l’aumento dei prezzi gravasse maggiormente sul risparmio, con l’eccezione di una sua modesta remunerazione conseguente al discusso aumento dei tassi nominali dell’interesse e il riconoscimento di compensazioni fiscali stimabili nell’ordine del 2%” ha detto il presidente Consob e aggiunge: “Su questa soluzione è mancato un dibattito politico esplicito, non foss’altro per rilevarne gli effetti sull’equità distributiva degli oneri di aggiustamento degli squilibri inflazionistici”.

In mancanza di un piano, il risparmio si fa occasionale e comunque ridotto ai minimi

Solo 12% degli intervistati pianifica e definisce il bilancio familiare, quota che si è ulteriormente ridotta dal 16% dell’anno precedente, mentre sono aumentati gli investitori che risparmiano in modo occasionale: 44% a fronte di 37% nel 2021.
Inoltre il 63% degli investitori trova difficile risparmiare in vista di obiettivi troppo lontani nel tempo e circa la metà non ha un piano finanziario che potrebbe contri­buire a ridurre l’esposizione a shock finanziari.

Cresce l’ansia finanziaria con la sensazione di impotenza

Il Rapporto Consob individua nove possibili manifestazioni dell’ansia finanziaria. La più diffusa (62%) è la sensazione di impotenza, con gli investitori che pensano di poter perdere i propri risparmi anche senza averne la responsabilità. Cresce l’esigenza di delegare a persone fidate la gestione delle proprie finanze (49%), ma anche il disagio che quest’ultima può generare (48%). L’ansia finanziaria è più diffusa tra le donne e tra le famiglie a basso reddito, dice la Consob.

Eppure circa il 60% degli intervistati vorrebbe raggiun­gere obiettivi finanziari, ma oltre il 50% trova difficile rispettarli quando sopraggiungono spese inattese, mentre il 40% è preoccupato per le risorse disponibili dopo il pensio­namento.

Il rispamiatore alla ricerca di guadagni tanto facili quanto rischiosi

In questa situazione di ansia di ottenere comunque una prestazione una parte crescente di investitori va alla ricerca di guadagni facili, facendosi accompagnare da un’insidiosa propensione a sopravva­lutare le proprie conoscenze. Ogni epoca della storia finanziaria ha offerto asset generosissimi e rischiosissimi. Oggi è la volta delle criptovalute. E’ in crescita la quota di intervistati che accedono alla rete per scambiare cripto-valute e negoziare online, rispettivamente all’8% nel 2022 dal 2% del 2021 e all’11% dall’8%.

Alla ricerca di un professionista, ma meglio se gratuito

In teoria sembra esserci una voglia crescente di conoscere. Risulta dal rapporto che gli investitori sono sempre più consapevoli della necessità di innalzare le proprie competenze: nel 66% dei casi (+10 punti percentuali rispetto al 2021) si dichiarano disposti ad approfondire temi utili per le scelte finanziarie più importanti. A tal fine, il riferimento indicato più di frequente sono gli intermediari (34% dei casi, in calo di 8 punti percentuali rispetto al 2021). Gli investitori che si avvalgono dei con­sigli di un professionista non sempre mo­strano piena consapevolezza delle caratteri­stiche del servizio di consulenza. Solo il 39% degli intervistati sa, per esempio, che la sua prestazione è riservata ai soggetti iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari. Solo il 15% identifica nella modalità di retribuzione una delle caratteristiche tipiche della consulenza indipendente. Solo il 34% del campione sa che la consulenza è un servizio a pagamento mentre circa il 60% dichiara di non essere disposto a pagare. Eppure si rileva che gli individui assistiti da un professionista deten­gono un portafoglio più diversificato e sono più di frequente orientati verso l’investimento sostenibile.

Verso una crescita degli investimenti sostenibili

Solo l’11% degli intervistati possiede investimenti sostenibili (17% nel sotto-campione degli investitori as­sistiti da un professionista). La man­canza di conoscenze in merito è il maggiore deterrente a scegliere investimenti sostenibili. L’interesse potenziale, dice tuttavia la Consob, in prospettiva potrebbe tradursi in un aumento significativo della richiesta di tali investimenti: nel giro di due anni, infatti, si dichiara propenso a inve­stire di più in prodotti sostenibili il 57% degli intervistati (74% tra gli interessati e 93% tra coloro che già li posseggono).

La ricetta di Savona: un equilibrato portafoglio, sostenuto da provvedimenti governativi

Per cercare di far fronte alle difficoltà del momento, il presidente Consob, come già aveva indicato nel suo discorso al mercato del giugno scorso suggerisce una soluzione. Data l’insufficienza di strumenti “tradizionali” per combattere l’aumento dei prezzi, gli effetti potrebbero essere mitigati “costruendo a livello individuale un portafoglio dove la componente mobiliare e immobiliare, nonché quella valutaria (euro e dollaro) fossero in equilibrio” dice Savona che aggiunge: “ho anche fornito indicatori che confermavano la capacità di un siffatto portafoglio di compensare le perdite di potere di acquisto del risparmio a causa dell’inflazione, a condizione che Governo e Parlamento garantissero parità di trattamento normativo, non solo tributario, tra tutte le attività possedute”.

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