La pandemia porta con sé ansia e dubbi sul futuro, condizionando le scelte di tutti. Anche quelle dei risparmiatori italiani, che – per affrontare il clima d’incertezza – hanno aumentato (e di parecchio) i soldi messi da parte ogni mese come forma di precauzione. Secondo un’indagine curata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi, oggi il primo obiettivo degli investimenti è la sicurezza (59,2%), seguita al secondo posto dalla liquidità (36,7%). In altri termini, il 96% di chi investe non lo fa puntando come primo obiettivo a un rendimento di lungo termine.
Nei 12 mesi terminati lo scorso settembre, i depositi bancari nel nostro Paese sono cresciuti di 126 miliardi. E questo nonostante nello stesso periodo il Pil sia crollato di circa 168 miliardi. Significa che la propensione al risparmio è quasi raddoppiata, passando dall’11,8 al 20% del reddito. Eppure, allo stesso tempo, quasi la metà delle famiglie (il 47%) ha detto di essere stata costretta ad attingere ai risparmi per far fronte alle difficoltà. Solo nel 10,2% dei casi, tuttavia, il ricorso ai depositi è stato particolarmente significativo. Il 15,3% dei nuclei ha visto le entrate ridursi in modo pesante e il 3,1% addirittura azzerarsi, mentre il 19,4% ha chiesto e ottenuto aiuti economici.
Dall’analisi emerge inoltre che poco più di un italiano su due (il 55%) riesce a mettere soldi da parte. Per quanto riguarda invece la quota di reddito risparmiata, la media si attesta quest’anno all’11,8%, in leggero calo rispetto al record storico del 2019 (12,6%). “La combinazione dei due indicatori, ossia la percentuale media di entrate risparmiate nel campione – si legge ancora nello studio – è tuttavia ancora in crescita e conferma la propensione e il bisogno di risparmiare, già prima della crisi sanitaria”.
Le obbligazioni, seppur in calo, restano il prodotto d’investimento preferito dagli italiani: il 21,6% del campione ha acquistato o mantenuto in portafoglio bond negli ultimi 5 anni, contro il 23,5% del 2019. D’altra parte, la quota di coloro che investono una parte rilevante del proprio patrimonio (sopra il 30%) in obbligazioni è in calo costante dal 2015, a causa naturalmente dei tassi vicini allo zero (quando non addirittura negativi).
Nell’ultimo anno, invece, la fetta di italiani che ha scelto i prodotti del risparmio gestito è cresciuta dal 15,3 al 17,35%.
Infine, gli italiani confermano la loro vocazione per il mattone: il 77,6% ha una casa di proprietà, percentuale che sale addirittura oltre l’80% fra chi ha più di 33 anni. Il 58% dei patrimoni è rappresentato da beni immobili.