La guerra in Ucraina un puzzle complesso e in continuo divenire, ma ci sono alcuni temi chiave da monitorare in ambito economico: a partire dalle conseguenze delle sanzioni sull’economia russa e quindi dai tempi della sua resistenza, ma anche dal ruolo chiave della Cina, dalle ripercussioni sull’economia europea e italiana. In tutto ciò la preoccupazione va anche ai propri investimenti e Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM, delinea per FIRSTonline la composizione di portafoglio più adeguata in questi tempi di guerra e di inflazione crescente.
Dottor Cesarano, in tempi di guerra, come si difende il risparmio?
“Prendiamo in considerazione uno scenario di guerra che avrà un termine (quindi escludendo un disastro nucleare per esempio). Che si tratti di un portafoglio da 10.000 euro oppure uno da 100.000, sia che si tratti di cash o di un investimento già in essere, la regola aurea è sempre quella di muoversi con molta cautela e gradualità – per esempio utilizzando i Pac (piani di accumulo di capitale ndr) senza lasciarsi prendere dal panico e cercando di diversificare il più possibile” dice Antonio Cesarano.
Con un’inflazione verso il 6% ai massimi dal 1995 e una crescita che rischia nuovamente un rallentamento dopo essersi ripresa nel 2021 (+6,6%) dalla pandemia, come si può comporre un portafoglio di investimento ?
“Nell’attuale situazione il portafoglio più opportuno dovrà essere composto prima di tutto da titoli collegati all’inflazione scegliendo tra i molti tipi in circolazione, quelli a scadenza breve, entro i 5 anni, nella considerazione che i picchi inflattivi andranno scemando.
Un’altra parte del portafoglio invece deve puntare su titoli governativi a tasso fisso e a lunghissima scadenza, tenendo conto che il possibile rallentamento economico porterà con sè una riduzione dei tassi a lunga che diventano il barometro delle aspettative di crescita.
Per un 5-10% del portafoglio sarà opportuno investire in oro, tenendo conto che se l’inflazione corre molto, i tassi nominali scendono e ancora più velocemente calano i tassi reali nominali perché salgono le aspettative di inflazione.
Si può pensare anche a un po’ di azionario, anche a quello cinese per esempio, unico mercato dove si sta già tagliando i tassi e dove si avviano politiche espansive”.
Rublo in caduta libera, Borsa chiusa, blocco del circuito swift: quanto potrà resistere l’economia russa alle sanzioni dell’Occidente?
“Certamente Putin è da tempo che sta preparando questa guerra nei minimi dettagli, anche dal punto di vista economico. Un punto chiave è da ricercare nel 2015, all’indomani della guerra in Crimea, quando il Cremlino ha iniziato a potenziare le sue riserve portandole alla cifra record di 630 miliardi di dollari, aumentando in particolare la componente dell’oro fisico portandola al 22% del totale, circa 140-145 miliardi di dollari.
Queste riserve rappresentano circa il 35% del totale dell’export russo (400 miliardi di dollari nel 2021), il che significa che se anche – per assurdo – l’export russo venisse azzerato, la Russia potrebbe resistere circa 4-5 mesi.
Tutto ciò è stato messo in conto da Putin, compreso il fatto che il popolo russo ha una soglia di sopportazione molto più elevata rispetto agli occidentali. Da considerare inoltre che circa il 14% delle riserve russe sono depositate in Cina sotto forma di yuan. Di conseguenza la quota totale di riserve russe al di fuori del perimetro delle sanzioni sarebbe di circa il 35%, ossia circa 225 miliardi di dollari”.
Che ruolo sta giocando la Cina in questo scenario?
“La Cina ha un ruolo chiave e sta utilizzando la classica strategia da arte marziale: utilizzare la forza del nemico per combattere senza fare fatica. Con la Cina Putin ha siglato lo scorso 4 febbraio (mentre si inauguravano i giochi olimpici) un accordo trentennale per la vendita in euro di gas. La Cina da una parte vuole mandare messaggi chiari a Taiwan, dove gli Usa come in Ucraina non interverrebbero nel caso di un attacco, anche si stratta di ipotesi tutta da verificare. Dall’altra vuole cercare di fare da mediatore con l’Ucraina. È delle scorse ore la notizia di una telefonata tra il ministro degli Esteri cinese e quello ucraino e, anche in questo caso, mandare messaggi di forza all’Europa”.
Quali sono e saranno le ripercussioni della guerra sull’economia dell’Occidente?
“Il primo meccanismo di trasmissione viene dal rincaro di materie prime, gas, petrolio e fertilizzanti. Proprio quest’ultimi rappresentano la fetta più importante (20%) dell’export russo globale [seguiti dal grano (18%), gas (17%) e petrolio (12%)]. Essi hanno un impatto diretto sull’agricoltura e quindi sui prodotti alimentari, sui mangimi degli animali, e sul mondo dei trasporti. Lo scorso 2 febbraio, quindi ben prima dello scoppio della guerra, Putin ha stoppato l’export dei fertilizzanti fino al primo di aprile, mentre la Cina -sempre nel suo ruolo di spalla nei confronti della Russia- ha stoppato l’export dei suoi fertilizzanti per tutto il 2022”.
Accanto all’elevata inflazione ci troviamo a dover fronteggiare anche il rischio di stagnazione con calo del reddito e dell’occupazione: in che modo la stagflazione può influenzare le decisioni europee?
“Tutto ciò sta già cambiando le carte in parecchi tavoli istituzionali. Da una parte la Bce ha accantonato per ora l’idea di tornare a stringere i rubinetti monetari, dall’altra anche il Patto di stabilità, sospeso temporaneamente fino a fine 2022, verrà prorogato. Inoltre, l’intero Recovery fund europeo potrebbe necessitare di una revisione sia dell’ammontare – visto che una parte di esso è già stato eroso dall’inflazione – sia dell’indirizzo delle risorse”.
Quali settori devono trovare un maggior sviluppo?
“Oltre a quelli direttamente coinvolti nella produzione di elementi bellici, certamente dovrà vedere un’accelerazione tutto il mondo delle energie rinnovabili. Occorre avviare un processo di riduzione della dipendenza energetica russa e dovrà essere quanto mai rapido. Quindi occorre immettere maggiori capitali per accelerare il processo, snellire le procedure burocratiche e investire in tecnologie. Intanto, nell’immediato, occorrerà far ricorso di nuovo all’utilizzo del carbone che nel frattempo è quasi raddoppiato di prezzo.
Altro settore che dovrà migliorare sarà quello del Cyber security: come abbiamo visto con l’aumento della digitalizzazione diventeremo più vulnerabili, ed il caso dell’Ucraina con la cosiddetta guerra ibrida ce lo ricorda ancor di più”.