È fissato al 21 settembre il termine per far arrivare alla Commissione europea nuove proposte sulle tabelle di marcia sul futuro energetico continentale. Le tabelle di marcia sono i documenti descrittivi sugli obiettivi generali verso la decarbonizzazione e richiedono aggiornamenti per non risultare inadeguati nel tempo. Sono due e dovranno dare forza e contenuti al mega Green Deal europeo su cui la Commissione si gioca gran latte della credibilità. “Per realizzare con successo l’ambizione del Green Deal abbiamo iniziato a valutare l’impatto che sortirebbero obiettivi climatici più ambiziosi per il 2030 e i diversi scenari per raggiungerli”, ha detto la Commissaria per l’Energia Kadri Simson.
Nel dettaglio, la tabella di marcia sulla direttiva sulle energie rinnovabili dovrà stabilire se il tetto del 32 % entro il 2030 va ancora bene o deve essere rialzato. Quella sulla direttiva sull’efficienza energetica “valuterà, invece, l’adeguatezza delle norme in vigore per conseguire l’attuale obiettivo in materia di efficienza energetica” secondo quanto riporta l’agenzia aise. In questo caso parliamo di almeno il 32,5 %, sempre entro il 2030, da rendere compatibile con gli obiettivi dei piani nazionali. Molti di questi sono in aggiornamento, avendo, peraltro, la stessa Commissione invitato i governi a farlo.
Le proposte di revisione sulle tabelle di marcia dovranno arrivare da associazioni ed aziende rappresentative di tutti i settori economici. Ma subito dopo inizierà una consultazione pubblica più ampia, durante la quale non è difficile prevedere il riemergere delle differenze tra Paesi membri che non sono ancora pronti ad abbandonare l’uso del carbone. Si disputerà ancora sul valore dei traguardi Onu al 2050 non sempre ritenuti aderenti alle economie nazionali.
Kadri Simson è comunque ottimista, sebbene sposti a giugno 2021 l’attuazione delle nuove direttive. “Dobbiamo valutare tutti gli strumenti in nostro possesso per raggiungere i nostri obiettivi, aggiunge. Le attuali tabelle di marcia rappresentano l’inizio di un processo che orienterà la nostra azione futura proprio a partire da giugno 2021″. Nel frattempo dovremmo vedere approvato il Piano degli obiettivi climatici. Un altro strumento fondamentale per capire se la maggioranza dei Paesi, almeno, fa sul serio. Nelle precedenti previsioni Ue di un’economia a basse emissioni di carbonio, gli obiettivi climatici comportano investimenti annuali pari all’1,5% del Pil. Visto com’è andata con il Recovery Fund, bisogna essere molto vigili.