Le imprese italiane possono arrivare all’autoproduzione di energia seguendo le indicazioni della strategia energetica nazionale varata dal governo Gentiloni. L’obiettivo è certo, ma il percorso si sta facendo incerto. Il nuovo Parlamento dovrà dare via libera al Decreto che stabilisce tempi e modi per l’intero pacchetto delle rinnovabili. Resta la previsione ottimistica è di aumentare nel medio periodo del 33,5 % la produzione elettrica da rinnovabili, fino al 55% nel 2030.
Non solo le aziende, quindi, ma l’intera filiera energetica italiana spera di avere presto un quadro definito nel quale agire. Il punto di maggiore interesse che sta spingendo Associazioni e comitati a chiedere certezza legislativa, sono gli incentivi già strutturati per il triennio 2018-2010. Ma tant’è, siamo a marzo e con molte richieste di modifica del Decreto sul tavolo.
Legambiente spinge sul tasto dell’autoproduzione e sulla distribuzione locale di energia, mentre la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile attraverso il suo Presidente Edo Ronchi ricorda che le rinnovabili elettriche negli ultimi anni non sono aumentate come avrebbero dovuto. Anzi sono diminuite del 38% rispetto all’energia complessivamente prodotta in Italia. Non proprio un buon segnale. A novembre, comunque, dovrebbero aprirsi le aste per i quantitativi, ma prima ci sono i passaggi tecnici all’Autorità per l’Energia, alla Conferenza Stato Regioni ed alla Commissione Europea.
In questa fase di surplace fa sentire la propria voce anche il Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica ( FREE) che chiede aste separate per eolico e fotovoltaico in base a quote di potenza assegnata alla singola tecnologia. Rivendica anche la bonifica di discariche, cave, siti con amianto che ospitano impianti di produzione e un chiaro accordo di libero scambio tra Paesi Ue a tutela della concorrenza e delle imprese di casa nostra. Altro punto di rilievo che i nuovi legislatori dovranno approfondire riguarda la compatibilità delle aree agricole sui cui piazzare le strutture con l’accesso agli incentivi. Punto quanto mai delicato per il panorama ambientale italiano, difeso da altre Associazioni, con lo scopo di ostacolare la costruzione di impianti in contrasto con le produzioni agricole.
Chiunque nel futuro governo sarà chiamato a decidere, dovrà, infine, sciogliere il nodo delle biomasse, dell’eolico offshore, della geotermia attualmente escluse dal pacchetto incentivi. Un comparto industriale che cresce e che non intende essere penalizzato. A meno che non si decida di prendere a modello la Germania che ha dato via libera alle cosiddette aste neutre, con le varie fonti rinnovabili in concorrenza tra di loro. In Italia i pessimisti prevedono che senza l’ampliamento a queste produzioni, sarà difficile raggiungere gli obiettivi della Strategia Nazionale. E non hanno torto.