Si dicono soddisfatti Luigi Di Maio e Sergio Costa per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (n. 186 del 9 agosto 2019) del decreto Fer1 sulle energie rinnovabili. Parlano di un grande lavoro di squadra dei ministeri Ambiente e Sviluppo economico e di migliaia di nuovi posti di lavoro. Si dicono soddisfatti, ma sono entrambi instabili nei rispettivi ruoli ministeriali con la crisi di governo in atto. Di Maio ricopre più incarichi e per questo ha più possibilità di resistere a se stesso anche in altre posizioni. Dentro il Movimento del resto gli oppositori non gli mancano. Costa non ha certezza di restare dov’è in caso di un Conte bis o di altre soluzioni politiche attese per le prossime settimane. Nella sua permanenza al ministero ha collezionato critiche da destra e sinistra – caso Ilva e inceneritori, per dire – che potrebbero portare alla nomina di un successore. Il ministero dell’Ambiente oltretutto è molto ambito.
Ad ogni modo, il provvedimento che ha finalmente completato un lungo iter è un’iniezione di fiducia per il settore energetico verso gli obiettivi sulla decarbonizzazione. Il testo pubblicato consentirà, infatti, la realizzazione di impianti per una potenza complessiva di circa 8.000 Megawatt, facendo crescere la produzione italiana da fonti rinnovabili di circa 12 miliardi di kWh. Gli investimenti complessivi stimati sfiorano i 10 miliardi di euro a beneficio di aziende ed Enti. L’orizzonte strategico resta quello europeo del 2030 definito nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) – ancorché molto sofferto – per promuovere l’efficienza e la sostenibilità ambientale.
Via libera per impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici e a gas di depurazione. Costa parla di rivoluzione copernicana riferendosi all’autoconsumo di energia per gli impianti su edifici fino a 100 kW e all’eliminazione dell’amianto. In attesa di un decreto Fer2 che tuteli anche la geotermia, per ora viene data priorità a impianti realizzati su discariche chiuse e sui siti di Interesse Nazionale per le operazioni di bonifica. Aiuti anche per scuole, ospedali ed altri edifici pubblici per nuovi impianti fotovoltaici, a patto che sia stato definitivamente eliminato l’amianto o le coperture in eternit. Sostegni, inoltre, per le colonnine di ricarica delle auto elettriche.
Ma una parte importante del decreto è quella sui premi per le autoproduzioni e sui progetti da inserire nei Registri degli impianti. Non tutto sarà così facile. Si prevedono piani di lavoro a medio-lungo termine e le attività sui territori avranno bisogno di autorizzazioni preliminari.
Per accedere agli incentivi bisogna aspettare il regolamento che il Gestore dei servizi energetici (Gse) pubblicherà entro il 25 agosto. Entro settembre dovrebbe essere pubblicato il primo bando per partecipare alle Aste e ai Registri. Le tipologie di gara sono tuttavia note: eolici “on-shore, fotovoltaici di nuova costruzione, eolici “on-shore”, idroelettrici e a gas residuati dei processi di depurazione oggetto di rifacimento. Le richieste di iscrizione ai Registri e/o alle Aste devono essere presentate esclusivamente attraverso il Portale FER-E, accessibile dall’Area Clienti del sito internet del GSE, ha fatto sapere il Gestore. Poi entro 90 giorni dalla chiusura di ogni bando, il GSE pubblica le graduatorie per i rispettivi contingenti. Il decreto in definitiva dovrebbe far salire l’Italia nella classifica dei Paesi europei sulla via delle rinnovabili. Attualmente è terza con un 17 % di produzione che i Cinque Stelle al governo promettevano di ribaltare in pochi mesi governo. Ignorando o fingendo che l’Italia ha ancora una robusta struttura energetica basata sulle fonti tradizionali. Il decreto è andato in porto dopo un lavoro assai laborioso e nonostante le osservazioni inviate mesi fa alla Commissione europea da alcune associazioni di categoria, non condivise dai commissari europei. A ottobre, dopo il primo bando, ne riparleremo.