Il 20 novembre è una data che i governi di tutta Europa devono tenere bene in evidenza sui loro calendari. Quel giorno entrerà in vigore la nuova direttiva europea sulle fonti rinnovabili. I paesi dell’Unione hanno 18 mesi di tempo per approvarla e renderla operativa.
Il provvedimento, noto come “Red III” (Renewable Energy Directive), è stato pubblicato sulla Gazzetta europea il 31 ottobre e diventerà applicabile dopo 20 giorni.
Se il nuovo obiettivo è di portare il consumo delle energie rinnovabili al 42,5% entro il 2030, i 27 paesi dovranno affrontate una corsa ad ostacoli senza precedenti. Ovviamente, bisogna mettere in circolo molti soldi.
L’Europa ha preso atto che in questi anni la rivoluzione verde ha perso di velocità. Nessuno aveva i poteri magici per prevede pandemie, guerre, l’affermarsi di sovranismi e la ripresa delle fonti fossili. Ma è accaduto.
I governi e i parlamenti nazionali in poco più di cinque anni devono dunque dare fondo alle proprie capacità per rispettare una direttiva piena di numeri e percentuali.
Interessati tutti i settori
Concepite come un bulldozer per ridisegnare l’economia europea, le nuove regole riguardano industria, trasporti, riscaldamento, mobilità, case. La vita di milioni di persone stretta tra inflazione, calo dei consumi, caro bollette.
L’industria nei prossimi 12 anni dovrà aumentare di più dell’1,5% all’anno l’impiego di fonti rinnovabili. Dovrà privilegiare l’idrogeno verde, destinato a salire al 60% al 2035. Per i trasporti un terzo dei carburanti non dovrà inquinare. Riscaldamento e raffrescamento dovranno usare almeno il 49% di energia rinnovabile entro il 2030. Insomma traguardi rigidi per paesi rimasti inesorabilmente indietro già rispetto ai livelli indicati nel 2019.
Procedure più rapide?
Quello che preoccupa e mina alla radice tutto l’impianto new green è la sostenibilità finanziaria. Un vero incubo in rapporto all’effettiva capacità di spesa dei governi dei finanziamenti europei e alla fattibilità dei progetti. Nella Commissione è prevalsa una linea di separazione dalle politiche nazionali.
È fuori di dubbio che oltre ai fondi pubblici altri denari dovranno arrivare dalle aziende o dai proprietari di case per quel che riguarda gli edifici. Gli incentivi pubblici alle fonti fossili cesseranno? Di quanto diminuirà la domanda di petrolio Gnl per ribaltare la spesa sulle rinnovabili? Economisti di grande esperienza dicono che l’ubriacatura per le rinnovabili è finita.
Da quando gli Stati adotteranno la direttiva le “procedure di autorizzazione per i progetti in materia di energie rinnovabili – saranno accelerate”. È scritto così. Due righe chiare tra centinaia di numeri traballanti.