Martedì 18 gennaio parte il lavoro della Commissione Tecnica PNRR- PNIEC del ministero della Transizione ecologica, che valuterà tutti i progetti di tipo ambientale per i prossimi anni, a cominciare da quelli legati alle rinnovabili. Il nuovo organismo dovrà analizzare le proposte contenute nel PNRR e tutte le altre finanziate dal Fondo complementare e dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC). La struttura è presieduta da Massimiliano Atelli, che da un anno è anche al vertice della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale.
Sulla governance delle iniziative per la transizione ecologica il governo non ha mai indugiato. Per dare un senso al lavoro pluriennale di efficienza energetica e ai mille addentellati, la Commissione ha il compito di rendere tutto più facile. Data la complessità e le articolazioni territoriali dei progetti, da chiudere entro 5 anni al massimo, Draghi e Cingolani hanno stabilito con Sindaci e Presidenti di Regione di non appesantire la macchina dello Stato con richieste impossibili. “La Commissione rappresenta un passo avanti fondamentale per l’attuazione del PNRR e imprime un’ulteriore accelerazione in particolare nella realizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, indispensabili per il compimento della transizione ecologica”, ha detto Roberto Cingolani, che martedì parteciperà all’insediamento.
Tra i principali punti da sciogliere c’è la compatibilità dei progetti con gli impatti territoriali, nodo intricato per le continue osservazioni sollevate da Comitati ed Enti locali. Certo è che i 70 miliardi di euro solo dal PNRR non potranno annegare nel mare delle autorizzazioni e della burocrazia. Di fatto, nel primo vero anno di attuazione del piano di transizione verde ci sono decine di lavori fermi. A fine 2021 la Puglia aveva il record di iniziative industriali congelate. La Commissione sarà composta da un massimo di quaranta esperti scelti tra il personale delle amministrazioni statali e regionali, delle Università, del CNR, del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, dell’ENEA e dell’Istituto superiore di sanità (ISS). Il contributo operativo molto atteso dalle aziende riguarda la tabella di marcia verso i 70 gigawatt di energie da fonti pulite da installare entro il 2030.
Il manifesto stilato a fine novembre 2021 da Confindustria e Cgil, Cis, Uil chiedeva al governo di “perseguire tutte le soluzioni disponibili in modo sinergico e complementare, senza percorrere vie ideologiche” che in molti casi diventano il blocco degli investimenti. Il decreto Semplificazioni ha smosso un po’ le acque ma le forze politiche, e da ultimo Legambiente, pensano ad un Testo Unico che definisca ruoli e competenze dei vari organi dello Stato. Di tempo a disposizione non ce n’è molto.