È il momento di gloria dei conti dormienti: su di loro si accendono i riflettori del governo, che nel prossimo triennio attingerà proprio da questo serbatoio per rimborsare i risparmiatori ex azionisti e obbligazionisti delle banche saltate, le due venente (Popolare Vicenza e Veneto banca) e le quattro del centro (CariFe, CariChieti, Banca Etruria e Banca Marche).
Il tesoretto relativo al 2018, e quindi utilizzabile per quest’anno, vale 673 milioni, secondo le ultime stime del ministero dell’Economia frutto dei numeri del rendiconto generale.
I conti dormienti sono quelli che non hanno subìto movimentazioni per 10 anni e per questo sono stati trasferiti al Fondo Rapporti Dormienti, istituito nel 2005 dall’allora ministro Giulio Tremonti. Il meccanismo prevede che lo Stato li trattenga 10 anni, cui se ne aggiungo altri 10 per consentire agli eventuali aventi diritto di richiederne la restituzione.
In pratica, sono somme ferme da 20 anni. Per il 2019 la somma disponibile è quella confluita nel 2008 e che al 31 dicembre 2018 non è stata movimentata. Appunto, oltre 600 milioni. Sufficienti – nelle previsioni del governo – a coprire il fabbisogno di copertura di quest’anno. Per il 2020 si farà riferimento alla disponibilità maturata alla fine di quest’anno (cioè ai conti dormienti risalenti al 2009 sottratte le somme restituite nel frattempo agli “smemorati” che ne hanno fatto richiesta) e per il 2021 ai conti dormienti in letargo ormai dal 2010.
E se qualche correntista o risparmiatore volesse nel frattempo rientrare in possesso dei suoi averi finora dimenticati? Le somme non movimentate a tutto dicembre 2008 ormai sono andate in prescrizione. Dunque, il punto di partenza è il 2009. Se qualcuno avesse il dubbio, può verificare i propri rapporti finanziari andando sul sito www.consap.it e utilizzando il servizio “cerca rapporto dormiente”.