All’orizzonte c’è la ghigliottina. Dopo l’ennesimo rinvio, riprende stamani la battaglia al Senato sul disegno di legge per le Riforme costituzionali, pacchetto che contiene la metamorfosi dell’assemblea di Palazzo Madama per l’abolizione del bicameralismo perfetto. Il voto sulla pioggia di emendamenti al testo (in tutto 7.850) sarebbe dovuto iniziare ieri, ma alla fine è slittato a causa del protrarsi della discussione in Aula. A questo punto lo scontro fra l’ostruzionismo delle opposizioni e la fretta del Governo entra nella fase più calda.
“Vogliono rinviare tutto a settembre, far chiudere l’Aula ad agosto con la riforma a metà strada – ha detto in un’intervista a L’Avvenire Luciano Pizzetti, sottosegretario alle Riforme e esponente del Pd –. Lo impediremo con tutte le nostre forze. L’ostruzionismo è legittimo, ma è altrettanto legittimo, nel pieno e rigoroso rispetto dei regolamenti e delle procedure parlamentari, usare gli strumenti che consentono di arrivare al voto in tempi ragionevoli”.
Ovvero, appunto, la cosiddetta “ghigliottina”, che consente il passaggio diretto al voto finale e in verità è stata concepita per i provvedimenti di conversione dei decreti legge, in modo da evitarne la decadenza dopo 90 giorni dall’emanazione da parte dell’Esecutivo. L’articolo 78, comma 5, del regolamento di palazzo Madama prevede infatti che “il disegno di legge di conversione presentato dal Governo al Senato sia in ogni caso iscritto all’ordine del giorno dell’Assemblea in tempo utile ad assicurare che la votazione finale avvenga non oltre il trentesimo giorno dal deferimento”. Termine dopo il quale il presidente di Palazzo Madama può porre in votazione il provvedimento con la decadenza automatica degli emendamenti non esaminati.
“Se le cose continuassero così – ha aggiunto Pizzetti –, la ghigliottina non sarebbe uno scandalo. In ogni caso valuteremo prima altri interventi, ad esempio un’attenta valutazione degli emendamenti da bocciare, in modo da farne decadere altri a catena e ridurre il numero delle votazioni”.
Intanto, ieri in Aula al Senato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha difeso il testo uscito dalla Commissione Affari costituzionali definendo “vittima di un’allucinazione” chi parla di “svolta autoritaria”. Un attacco che ha provocato la reazione delle opposizioni (in particolare del Movimento 5 Stelle), che hanno contestato il ministro dai banchi di palazzo Madama.