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Riforme, è ora di ricominciare: il libro di Marco Leonardi

Imagoeconomica

I governi Renzi e Gentiloni hanno fatto nel corso di circa quattro anni una imponente mole di riforme in vari campi, dalle istituzioni, alla scuola, al lavoro, fino ai diritti civili. Non tutte hanno avuto successo. Basti pensare all’esito del referendum che ha sonoramente bocciato le riforme costituzionali. Ma anche là dove le riforme hanno avuto risultati positivi come sul mercato del lavoro e sulle pensioni che hanno contribuito ad un discreta ripresa dell’economia e dell’occupazione, non sono state giudicate adeguate dagli elettori che il 4 marzo 2018 hanno bocciato i governi PD per spostarsi sugli estremismi di Lega e 5 Stelle che hanno promesso soluzioni rapide e definitive ai tanti problemi dei cittadini.

Ora si comincia a vedere con chiarezza che quelle promesse celavano solo inganni. Che la generosità fasulla basata sull’aumento del debito non solo non sconfigge la povertà, ma rischia di riportare l’economia in recessione con conseguenze disastrose sulla occupazione. La politica impostata dal governo giallo-verde è stata ribattezzata come “generosità recessiva” e cioè finta generosità che invece di farci entrare in una fase di vigoroso sviluppo,ci sta riportando indietro verso gli anni più bui della crisi.

È quindi quantomai urgente avviare una profonda e pacata riflessione su quanto fatto dai governi passati, sui successi ma anche sui ritardi e sugli errori commessi, in modo da poter offrire ai concittadini che si stanno svegliando dall’infatuazione populista, una prospettiva realistica per riprendere un sano cammino di crescita dei singoli individui e dell’intero paese.

L’agile volume del professor Marco Leonardi (Le riforme dimezzate, Università Bocconi Editore) che è stato per quattro anni nella struttura tecnica della Presidenza del Consiglio, occupandosi soprattutto di problemi del lavoro e delle pensioni, consente di riflettere a fondo sulle cose fatte, quelle ancora da fare, e sul senso complessivo di una politica europeista e riformista di cui l’ Italia ha ancora un enorme bisogno.

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È vero che oggi parlare di riforme è fuori moda. La parola evoca difficoltà ed incute timori presso vasti strati della pubblica opinione. Il governo attuale infatti spaccia per riforme quelle che sono in realtà dei tentativi di smontare tutto quello che si è fatto per tornare ad un passato, descritto come felice, che non solo è impossibile ma che poi se ci si ricorda cosa era il paese negli ultimi quarant’anni, si vede subito che poi questo mitico passato tanto felice non era.
Forse la prima cosa che deve fare un politico che vuole riprendere un discorso seriamente riformista, è smettere di dire, come troppo spesso si è fatto in passato, che le cose giuste da fare per migliorare la situazione dei cittadini sono “impopolari” . Non è vero. La gente dopo l’ubriacatura demagogica, vorrà saggezza e concretezza, insieme ovviamente ad onestà e serietà.

Leggendo il libro di Leonardi la prima cosa che colpisce è la grande quantità delle riforme fatte nella passata legislatura,insieme alla complessità della ricerca di una strada giuridicamente possibile ed economicamente sostenibile. Insomma il percorso delle riforme è lungo e tortuoso del tutto diverso da quello sbandierato da Di Maio &C. affacciandosi al balcone e proclamando di avere debellato la povertà con qualche debito in più. Se si vuole evitare che il “cambiamento” produca effetti opposti a quelli desiderati, bisogna calibrare bene ogni norma è studiarne le possibili variazioni che essa potrebbe indurre nei comportamenti dei lavoratori.

Sul mercato del lavoro sono state introdotte innovazioni profonde che non hanno avuto alcun effetto negativo soprattutto sui licenziamenti come si temeva a causa dell’abolizione dell’art. 18. Certo non è stato possibile completare la riforma con una forte implementazione delle così dette “politiche attive”, come pure il salario minimo e la riforma della contrattazione non sono state fatte per una chiusura corporativa di alcuni sindacati e delle associazioni degli imprenditori.

D’ altra parte la responsabilità regionale dei centri dell’ impiego e della formazione non consente una normativa unitaria e pone gravi difficoltà alle modifiche del funzionamento del sistema. Ma si trascura di ricordare che la disciplina della disoccupazione è stata applicata ad una platea più ampia comprendente anche i lavoratori autonomi. Così per le pensioni dopo mesi di incontri anche con i sindacati, si è arrivati alla definizione dell’Ape sociale e dell’ Ape volontaria,superando quindi certe rigidità della legge Fornero senza scassare i conti pubblici.

Sono stati introdotti incentivi per sviluppare la contrattazione aziendale ed il welfare, mentre si è consentito il cambio di mansioni senza perdite di salario permettendo quindi quelle riforme organizzative in fabbrica che sono un elemento fondamentale per ottenere incrementi di produttività.

Certo molte cose, come il Rei, per combattere la povertà sono state fatte in ritardo, ma sicuramente è stata messa a punto una macchina ben funzionante che potrebbe essere agevolmente ri- finanziata per raggiungere gran parte delle persone che vivono in povertà assoluta. Questo del resto è quello che chiedono le associazioni che seguono la povertà, che invece temono che il reddito di cittadinanza, confondendo povertà e disoccupazione,possa rimettere tutto in discussione.

Infine l’ Europa, le riforme, e come giocare il ruolo del nostro paese nelle discussioni per far avanzare la costruzione di Bruxelles. Sia la prefazione di Maurizio Ferrera che il libro di Leonardi si chiudono su questo tema.  Noi dobbiamo riprendere in pieno il nostro posto in Europa, contribuendo a far avanzare le proposte che vari paesi stanno discutendo sulla governance dell’ Unione. Per farlo dobbiamo essere “credibili, tenere i conti pubblici in ordine, concentrando le risorse a disposizione su tutte quelle spese che consentirebbero un aumento del nostro “potenziale di crescita”. Solo così potremo chiedere il sostegno degli altri paesi per i nostri investimenti. E faremo avanzare l’integrazione su settori cruciali come la difesa e la solidarietà bancaria.

Fare passi indietro rispetto alla nostra appartenenza all’ Europa e contemporaneamente sognare di superare tutti le nostre debolezze rinchiudendoci dentro le nostre antiche frontiere, sarebbe un tragico errore. Certo le riforme non devono far paura. I cambiamenti devono essere promossi garantendo una robusta rete di sicurezza. Ma gli italiani voglio godere dei frutti della modernità. Bisogna saper offrire loro un sogno accettabile ed un percorso convincente per arrivarci.

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