Il tempo sta per scadere e le ultime notizie sulla riforma delle pensioni non hanno ancora un contorno definito, anche se la nebbia comincia a diradarsi. Entro due settimane il governo dovrà presentare in Parlamento la legge di Stabilità 2016 e il pacchetto di misure in tema di previdenza è fra i più attesi e incerti.
PENSIONE ANTICIPATA
In particolare, uno degli obiettivi centrali su cui si concentra l’Esecutivo è mantenere le promesse sull’aumento della flessibilità in uscita, più volte annunciato nei mesi scorsi dal premier Matteo Renzi e dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, pur tenendo sotto controllo i conti, una necessità ribadita spesso dal numero uno del Tesoro, Pier Carlo Paoan.
Fin qui – scrive Il Sole 24 Ore –, l’ipotesi più verosimile prevede di garantire la possibilità di anticipare la pensione, in cambio di una riduzione dell’assegno previdenziale, a chi matura l’anno prossimo i requisiti minimi di 63 anni e 7 mesi di età con 35 di contributi.
Ma di quanto si taglierà la pensione per ogni anno d’anticipo? Si parla del 4% sulla quota retributiva dell’assegno, ma in questo caso la discussione è ancora più che mai aperta. Sembra certo, invece, che il nuovo schema previsto dalla riforma della pensione anticipata non conterrà alcuna distinzione fra uomini e donne.
LE REGOLE OGGI IN VIGORE PER LA PENSIONE DI VECCHIAIA…
In teoria, se l’idea in campo diventerà legge, l’anticipo massimo sarà di tre anni esatti rispetto alla pensione di vecchiaia, considerando che dal 2016 (dal 2018 solo per le donne impiegate nel privato e le lavoratrici autonome) la pensione di vecchiaia scatterà solo con 66 anni e 7 mesi di età, oltre ad almeno 20 di contributi.
…E PER LA PENSIONE ANTICIPATA
Ricordiamo inoltre che, secondo le regole stabilite dalla riforma Fornero del 2011, ad oggi la pensione anticipata è concessa solo a chi ha iniziato a lavorare in gioventù (anche se non solo ai cosiddetti lavoratori precoci) o comunque non ha buchi contributivi dovuti a periodi di disoccupazione: quest’anno serve una contribuzione di 42 anni e sei mesi per gli uomini e di 41 anni e sei mesi per le donne, mentre dal prossimo l’asticella si alzerà rispettivamente a 42 anni e dieci mesi e a 41 anni e dieci mesi.
OPZIONE DONNA: COME POTREBBE CAMBIARE…
Un discorso a parte è quello che riguarda la cosiddetta “Opzione donna”, che dovrebbe essere prorogata, ma con sostanziali modifiche: le lavoratrici dipendenti con almeno 58 anni di età e 35 di contributi (con maturazione del requisito entro l’anno) potrebbero scegliere la strada della pensione anticipata in cambio di una penalizzazione del 3% l’anno per un massimo di tre anni.
…E COME FUNZIONERA’ FINO A FINE 2015
Fino al 31 dicembre 2015, invece, le donne impiegate sia nel pubblico sia nel privato possono scegliere di andare in pensione a 57 anni e 3 mesi d’età (58 e 3 mesi se autonome) e con almeno 35 anni di contributi, ma con un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo, il che può determinare una riduzione fino a un terzo dell’importo.
ANTICIPO TFR IN BUSTA PAGA: POSSIBILI NOVITA’ IN ARRIVO
Il Governo, inoltre, ha riaperto le discussioni anche sull’anticipo del Tfr in busta paga, che potrebbe essere corretto. La sperimentazione oggi in corso (è iniziata il primo marzo di quest’anno e si concluderà il 30 giugno 2018) consente ai dipendenti privati di ottenere su base volontaria la liquidazione insieme allo stipendio delle quote di Tfr via via maturate. La misura, tuttavia, non ha riscosso fin qui molto successo, anche perché incorpora un disincentivo fiscale (la tassazione si applica con l’aliquota marginale Irpef anziché con il regime agevolato previsto oggi per il Tfr).