Riforma pensioni 2021: il governo è al lavoro su un’uscita flessibile a partire dai 63 anni. Per il momento, tuttavia, l’unica certezza è che Quota 100 – la misura voluta dalla Lega che permette di andare in pensione anticipata con 62 anni di età e 38 di contributi – scadrà alla fine dell’anno e non sarà rinnovata, né riproposta in versioni modificate. Su questo punto, l’esecutivo guidato da Mario Draghi intende seguire le indicazioni arrivate da diverse istituzioni internazionali – a cominciare dall’Unione europea e, più di recente, dall’Ocse – che a più riprese hanno esortato il nostro Paese ad archiviare questa forma di prepensionamento.
Sul piano politico c’è da superare la resistenza di Matteo Salvini, che per difendere il provvedimento-bandiera del suo partito si è spinto a promettere “barricate dentro e fuori dal Parlamento”. L’impressione, comunque, è che si tratti di frasi da campagna elettorale e che le posizioni del leader del Carroccio si ammorbidiranno dopo le amministrative.
Di sicuro, Draghi ha tutta l’intenzione di superare Quota 100 con una riforma delle pensioni che vada in una direzione diversa, pur nella consapevolezza che le norme della legge Fornero vanno alleggerite aumentando la flessibilità in uscita.
Per questo il governo sta lavorando su diverse ipotesi che permetterebbero di andare in pensione a 63 anni, cioè uno in più rispetto a quanto permesso da Quota 100, ma anche quattro in meno rispetto al requisito oggi previsto per la normale pensione di vecchiaia. Le ipotesi sul tavolo sono diverse e la discussione entrerà nel vivo dopo il 27 settembre, data di presentazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza.
Una strada quasi indolore per i conti pubblici sarebbe il rafforzamento di Opzione Donna e Ape sociale, la soluzione minima per aumentare (di poco) la flessibilità cancellando Quota 100. Nella stessa direzione va la decisione del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di istituire una commissione sui lavori gravosi: l’obiettivo è correggere l’iniquità della misura leghista, che avvantaggia chi ha avuto una storia contributiva lunga e stabile.
La sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, ha spiegato poi che la riforma potrebbe anche avere un respiro più ampio, affrontando il tema delle “pensioni di garanzia per i giovani e per le donne” e valorizzando “ai fini della pensione i periodi dedicati al lavoro di cura e quelli dedicati al lavoro di formazione da parte dei giovani, e non solo. Una contribuzione figurativa più bassa di quella ordinaria ma che permetterebbe di avere pensioni decenti, che evitino il ricorso all’assistenza”.