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Riforma PA: cosa prevede il nuovo patto Governo-sindacati

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Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, hanno firmato mercoledì con i segretari di Cgil, Cisl e Uil il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”.

L’accordo prevede lo sblocco dei concorsi pubblici (le cui procedure saranno snellite) e un nuovo sistema contrattuale che si avvicina a quello privatistico. Ecco le principali novità:

  • nuova classificazione del pubblico impiego, con l’inclusione di nuove professionalità e dei ruoli svolti dai dipendenti senza un riconoscimento ufficiale per via del blocco ultradecennale;
  • innovazione digitale;
  • detassazione del salario accessorio;
  • allargamento agli statali degli sgravi all’accumulo nei fondi pensione complementari;
  • permessi e altre agevolazioni per il sostegno alla genitorialità;
  • diritto permanente alla formazione;
  • diritto allo smart working contrattato;
  • centralità dei “sistemi di partecipazione sindacale”.

“Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società – ha detto Draghi ai sindacati – Questo è sempre vero, ma con la pandemia è ancora più vero. A fronte di questa centralità del settore pubblico se guardiamo la situazione attuale concludiamo che c’è molto da fare”.

Secondo Brunetta, “questo patto inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali e il negoziato che si apre per il rinnovo contrattuale avverrà in questo contesto. Venerdì convocherò tutte le confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego con l’obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza”.

La riforma, spiega il documento, poggerà su due pilastri:

  1. investimenti in connettività, con la realizzazione di piattaforme online in grado di condividere i dati, evitando così di obbligare i cittadini a fornire più volte gli stessi documenti;
  2. formazione continua dei dipendenti pubblici, che diventerà un diritto/dovere e avverrà anche “selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati”.

Per quanto riguarda i rinnovi contrattuali, la contrattazione integrativa diventa centrale per due ragioni: primo, perché permetterà di valutare e premiare la produttività; secondo, perché sarà il criterio in base al quale sarà organizzato lo smart working.

Nella parte fondamentale dello stipendio entra l’elemento perequativo, che permette di non perdere il bonus Renzi da 80 euro anche quando lo stipendio cresce per effetto dell’aumento contrattuale.

Infine, sarà previsto un meccanismo volontario di incentivi all’esodo di persone vicine all’età pensionabile.

Quello siglato oggi “è un atto molto importante sia per i contenuti del Patto sia per il significato che esso ha – ha commentato il leader della Cgil, Maurizio Landini – La scelta di investire sul lavoro, sull’innovazione del lavoro pubblico, sulla buona occupazione, sulla formazione, sull’investimento per un miglior funzionamento della macchina pubblica e quindi per migliorare i diritti e le condizioni dei cittadini credo sia un obiettivo molto importante”.

Per il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, “oggi imprimiamo insieme una spinta partecipata alla ripartenza del Paese nel segno di una nuova concertazione, di un nuovo dialogo sociale da sostenere, incentivare ed estendere in tutti gli ambiti delle riforme: lavoro, Recovery, investimenti, Mezzogiorno”.

Infine, Pierpaolo Bombardieri, numero uno della Uil: “Abbiamo apprezzato la scelta del presidente Draghi e del ministro Brunetta nel metodo, nelle scelte che identificano la coesione sociale come un obiettivo da raggiungere e mantenere, soprattutto in un momento così drammatico come quello che stiamo attraversando. Questo primo accordo identifica un percorso, quello che con Next Generation dovrà fare e uno degli asset strategici sarà la P.A che deve diventare un motore di sviluppo”.

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