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Riforma lavoro, c’è l’accordo: reintegro anche per licenziamenti economici

Vertice notturno di tre ore fra Monti, Fornero, Alfano, Bersani e Casini – Berlusconi per ragioni elettorali ha imposto ai suoi di non difendere a oltranza la modifica dell’articolo 18 – Contropartita al Pdl: più graduale la trasformazione in contratti dipendenti delle partite Iva – Oggi il testo definitivo della riforma.

Riforma lavoro, c’è l’accordo: reintegro anche per licenziamenti economici

Alla fine l’accordo sulla riforma del lavoro è arrivato. “E’ andata bene, sono stati sciolti tutti i nodi”, ha assicurato il premier Mario Monti al termine del vertice di questa notte a Palazzo Giustiniani. Tre ore di colloquio con ABC: Alfano, Bersani e Casini. Presenti anche il ministro Fornero, il sottosegretario Catricalà e il viceministro dell’Economia Grilli. Il “nodo da sciogliere” in realtà era uno solo: la possibilità del reintegro per i licenziamenti economici ingiusti.

La parolina magica (“reintegro”) non comparirà nella formulazione definitiva del Ddl, ma di fatto il Professore si è convinto a virare verso il modello tedesco. Il giudice – se riterrà non valide le motivazioni fornite dall’azienda – potrà scegliere se imporre all’azienda il pagamento di un indennizzo o la restituzione del posto di lavoro.

Nella versione originaria della riforma, la possibilità di scelta era garantita solo in caso di licenziamenti disciplinari, mentre per quelli economici era previsto unicamente l’indennizzo. Oggi Fornero dovrebbe mettere a punto il testo definitivo insieme ai tecnici di Pd, Pdl e Terzo Polo. 

La mediazione fra i partiti è stata lunga e complessa. Oltre all’invito di Bersani, che aveva chiesto apertamente di arrivare all’intesa, i fattori decisivi per la soluzione del confronto sono stati tre. In primo luogo gli appelli alla concordia del Quirinale, ma anche la fretta di Monti, che intende spedire al più presto il Ddl alle Camere, facilitando al massimo l’iter parlamentare. In una nota di Palazzo Chigi si legge che “il Governo e i leader delle forze politiche di maggioranza si sono impegnati per un iter di approvazione efficace e tempestivo della riforma in Parlamento”.

Infine, il terzo fattore è stato Silvio Berlusconi, che per ragioni elettorali ha imposto ai suoi di non difendere a oltranza la modifica dell’articolo 18. Il Pdl però qualcosa ha guadagnato. Ripetendo quasi alla lettera le parole già pronunciate più volte da Emma Marcegaglia, Angelino Alfano ha sottolineato che se si vuole ritoccare la riforma sulla flessibilità in uscita, allora bisognerà farlo anche su quella in entrata. Detto, fatto. La contropartita ai berluscones dovrebbe arrivare sul terreno delle partite Iva, la cui trasformazione in contratti da dipendenti sarà resa più graduale del previsto.    

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