Più soldi in busta paga grazie al taglio del cuneo fiscale che accorcerà la differenza tra il costo del lavoro e il salario netto, abolizione dell’Irap per le imprese, razionalizzazione delle aliquote Irpef, ma niente imposta patrimoniale e forse qualche ritocco all’Iva. Sono le linee guida dell’imminente riforma fiscale che il Governo Draghi conta di presentare fra qualche giorno e che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha illustrato ieri davanti alle Commissioni Finanze di Camera e Senato.
“In Italia il cuneo fiscale – ha sostenuto Franco – è particolarmente elevato e l’elevato prelievo sul lavoro dipendente non favorisce il tasso di occupazione, che nel nostro Paese è pari al 59%, contro il 76% della Germania e il 75% della Gran Bretagna”. Ecco perché la riforma partirà dal taglio del cuneo fiscale, sia pure con gradualità e con grande attenzione ai costi per il bilancio statale, perché “una riforma in disavanzo non è uno scenario possibile” per un Paese che ha 900 miliardi di spesa pubblica e un debito pubblico al 160% del Pil.
Franco ha anche riconosciuto che la riduzione delle cosiddette tax expenditures, cioè il disboscamento dell’impressionante giungla di agevolazioni fiscali che fanno perdere gettito all’erario, è un “obiettivo” ma che ha un “costo politico” che non si può ignorare. E allo stesso modo ha escluso che nella legge delega sulla riforma fiscale figuri l’imposta patrimoniale.
Il ministro ha inoltre parlato di “razionalizzazione del numero di aliquote dell’Iva a parità di gettito”, così come di quelle Irpef, su cui fra pochi giorni il disegno di legge delega del Governo alzerà il sipario.