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Riforma della Giustizia: dall’addio all’abuso d’ufficio all’inappellabilità del pm, ecco cosa prevede e le norme più contestate

Imagoeconomica

Inappellabilità del pubblico ministero in caso di assoluzione in primo grado per i reati meno gravi, soppressione dell’abuso d’ufficio, limitazioni sulla pubblicazione delle intercettazioni, revisione del carcere preventivo. Sono questi i quattro capisaldi della riforma della giustizia targata Carlo Nordio con cui il governo Meloni intende dare “più garanzie a chi è indagato”. 

Il disegno di legge che modifica il codice penale e il codice di procedura penale, composto da otto articoli, ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei Ministri e dovrà ora passare al Parlamento ed essere approvato articolo per articolo da Camera e Senato. Vediamo, nel dettaglio, cosa prevede. 

Riforma della Giustizia: appelli limitati in caso di assoluzione

In caso di assoluzione in primo grado, i pubblici ministeri potranno ricorrere in appello solo per determinate accuse relative a reati gravi, come quelli contro la persone che suscitano allarme sociale o i reati da Codice rosso. Non si potrà fare invece per reati di limitata gravità. Dal ministero della Giustizia si specifica che lo stop all’appello non è “generalizzato” né “unilaterale”, ma sono in molti nelle fila dell’opposizione e nell’Anm a vedere in questa norma sull’inappellabilità del pm, l’ombra di quella legge Pecorella varata dal Governo Berlusconi, rinviata alle Camere dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi e dichiarata in parte illegittima dalla Corte Costituzionale.

Addio all’abuso d’ufficio per gli amministratori pubblici

La riforma della Giustizia del ministro Nordio stabilisce la soppressione del reato di abuso d’ufficio, odiatissimo da sindaci e, in generale, dagli amministratori pubblici. Il motivo di questa decisione, secondo il Governo, è presto detto: le accuse sono moltissime, le condanne sono pochissime. Nel 2021, come sottolinea il Corriere della Sera, solo 18 indagati su 4.745 sono stati condannati. Nel contesto dei reati contro la Pa, rimangono in vigore tutti gli altri illeciti riguardanti falso, omissioni di atti d’ufficio, corruzione, peculato e concussione, e le aggravanti specifiche. Viene invece rivisto il traffico di influenze illecite che sarà limitato ai casi di maggiore gravità. Viene inoltre cancellata l’ipotesi di “millanteria”, mentre la pena minima sale da un anno e 6 mesi a 4 anni e 6 mesi. 

La stretta sulle intercettazioni

Il disegno di legge prevede una serie di limitazioni sulle intercettazioni che non potranno essere pubblicate nemmeno dopo il deposito degli atti, ma solo se e quando saranno citate dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzate in dibattimento. Non solo: durante e indagini il pm dovrà evitare che i dati relativi a “soggetti diversi dalle parti” diventino pubblici e nell’ambito delle richieste di misura cautelare o di ordinanza cautelare non si potranno pubblicare brani contenenti dati personali di terzi, estranei al processo, eccezion ftta che per una indispensabile e compiuta esposizione dei fatti. Sulla questione l’Ordine dei giornalisti ha espresso preoccupazione, sottolineando che va “garantito il diritto all’informazione, particolare sui fatti di interesse pubblico”.

Custodia cautelare 

La richiesta di custodia cautelare non sarà più valutata da un giudice monocratico, ma da un collegio di tre giudici. L’organo collegiale non sarà però richiesto in caso di arresti domiciliari. I tre giudici non potranno partecipare alle successive fasi del processo per scongiurare profili di incompatibilità. Nei casi di misure cautelari personali (carcere preventivo e arresti domiciliari in primo luogo) viene anticipato il contraddittorio in tutti i casi nei quali è superfluo per le forze investigative che l’intervento sia “a sorpresa”. Aumentati poi i casi di nullità della misura cautelare, prevedendola quando, per esempio, non sono stati presi in considerazione espressamente gli elementi esposti dall’indagato nel corso dell’interrogatorio. La misura entrerà in vigore tra due anni allo scopo di predisporre l’assunzione di 250 nuovi magistrati tramite concorso.

(Ultimo aggiornamento: ore 10.50 di venerdì 16 giugno).

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Categories: Politica