Il primo dei quattro passi è compiuto. Il Senato ha dato il via libera al disegno di legge Boschi sulle riforme costituzionali con 183 voti favorevoli e 4 astenuti. Si sono espressi a favore i gruppi della maggioranza e di Forza Italia, mentre Lega, Sel, M5S e Gal hanno scelto di non partecipare al voto per rimarcare le critiche alla riforma e alle modalità del suo esame.
“E’ solo un primo passaggio – ha commentato Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme -, il lavoro che ci aspetta è ancora duro e complesso, ma quello di oggi è un passaggio fondamentale”.
Il testo passa ora alla Camera. In tutto, l’iter prevede altri tre passaggi parlamentari (ancora uno a Palazzo Madama più due a Montecitorio), al termine dei quali il pacchetto di misure sarà quasi certamente sottoposto a referendum confermativo.
“Ci vorrà tempo, sarà difficile, ci saranno intoppi – ha scritto su Twitter il premier Matteo Renzi -. Ma nessuno potrà più fermare il cambiamento iniziato oggi”.
Oltre all’abolizione del bicameralismo perfetto con la metamorfosi del Senato e alla riforma del Titolo V, il Ddl prevede anche l’abolizione delle Province e del Cnel (il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, un organo di rilievo costituzionale previsto dall’articolo 99 della Carta), nonché l’introduzione del referendum propositivo e del giudizio preventivo della Corte costituzionale sulle leggi elettorali.
Ecco, in punti, le modifiche previste per il Senato:
1) Il numero dei componenti si riduce da 315 a 100.
2) L’elezione non spetterà più ai cittadini: 95 senatori saranno eletti dalle Regioni tra consiglieri e sindaci, mentre 5 senatori saranno di nomina presidenziale. Dopo la prima elezione, i membri della nuova Aula di Palazzo Madama non saranno più eletti tutti contemporaneamente, ma parallelamente al rinnovo dei vari Consigli regionali.
3) I senatori non percepiranno più l’indennità, che rimarrà per i soli deputati. Ad oggi l’importo lordo dell’indennità dei Senatori è pari a 10.385,31 euro lordi e a 5.304,89 euro netti (che si riducono rispettivamente a 10.064,77 e a 5.122,19 euro per chi svolge attività lavorative).
4) Nessuna modifica sul fronte dell’immunità, stabilita dall’articolo 68 della Costituzione.
5) Quanto ai poteri, il nuovo Senato non potrà più votare la fiducia al Governo. Si esprimerà solo su un numero limitato di provvedimenti: riforme e leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, ratifiche dei trattati internazionali, diritto di famiglia, matrimonio e diritto alla salute. Su tutti gli altri testi potrà semplicemente proporre delle modifiche entro 30 giorni dall’approvazione della Camera (15 nel caso della legge di bilancio), ma l’Aula di Montecitorio sarà libera di respingere gli emendamenti. A maggioranza assoluta, infine, il nuovo Senato potrà chiedere alla Camera di esaminare un Ddl, che dovrà essere messo ai voti entro sei mesi.