La riforma della giustizia penale firmata dalla guardasigilli Marta Cartabia ha ottenuto il via libera definitivo della Camera. Il testo passa così al Senato, ma il governo lo ha già blindato a Montecitorio con la fiducia e tutto lascia pensare che farà altrettanto a Palazzo Madama.
La legge è uno degli interventi normativi chiesti dall’Europa in cambio degli aiuti legati al programma Next Generation Eu. L’obiettivo principale è ridurre del 25% la durata media e il numero dei processi penali, in modo da velocizzare e rendere più efficiente la giustizia italiana.
L’accordo politico è stato particolarmente laborioso perché la riforma Cartabia controbilancia la legge Bonafede, che eliminava la prescrizione in Appello e in Cassazione (un intervento fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle, concepito con la maggioranza gialloverde e varato in via definitiva con quella giallorossa).
Ecco, in sintesi, cosa prevede la riforma Cartabia.
L’IMPROCEDIBILITÀ
Rimane lo stop alla prescrizione in Appello e in Cassazione introdotto dalla riforma Bonafede, ma di fatto viene sterilizzato con una “dichiarazione di improcedibilità” che scatta al superamento di un limite di tempo.
In particolare, a prescindere dalla prescrizione, il processo penale si interrompe dopo due anni in Appello e dopo un anno in Cassazione.
Tuttavia, da questo meccanismo sono esclusi i reati imprescrittibili (quelli punibili con l’ergastolo) e per alcuni reati particolarmente gravi il periodo di tempo oltre il quale scatta l’improcedibilità sale a tre anni in Appello e a 18 mesi in Cassazione.
Sono previsti poi due correttivi:
- una sospensione dei termini per l’improcedibilità (che ricalca quella per interrompere il decorso della prescrizione);
- la salvaguardia degli effetti civili delle condanne in primo grado, che restano validi anche se in Appello o in Cassazione scatta l’improcedibilità.
Per evitare tagliole, la legge porterà anche all’assunzione di 20mila persone in più, tra cui 16.500 assistenti di magistrati.
IL RINVIO A GIUDIZIO
Ma la riforma Cartabia modifica anche le norme sul rinvio a giudizio, che potrà essere chiesto dal pm e ordinato dal giudice solo in presenza di elementi che facciano propendere per una “ragionevole probabilità di condanna”. L’obiettivo della misura è ridurre il numero dei processi, visto che oggi in Italia il 40% dei procedimenti termina con un’assoluzione, un livello troppo alto e costoso.
Inoltre, sono previste nuove norme sulla giustizia riparativa (i percorsi volontari per arrivare a una riconciliazione fra vittime e colpevoli) e l’estensione della possibilità della messa alla prova per imputati e condannati che si prestino a progetti “di riparazione”.
L’ENTRATA IN VIGORE A TAPPE
Infine, il perimetro e i tempi d’attuazione: la riforma Cartabia si applicherà ai processi per reati commessi dopo il primo gennaio 2020 ed entrerà in vigore in modo graduale. Ecco le tappe da ricordare.
Fino al 31 dicembre 2024:
- Sono previsti termini più lunghi per tutti i processi: tre anni in Appello, un anno e sei mesi in Cassazione. Prevista una possibilità di proroga di un anno in Appello e di sei mesi in Cassazione per tutti i processi in via ordinaria. Contro l’ordinanza di proroga sarà possibile presentare ricorso in Cassazione.
- La durata dei processi per reati di associazione di stampo mafioso, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga può essere prorogata senza limiti, ma lo slittamento deve essere motivato dal giudice sulla base della complessità concreta del processo.
- Per l’aggravante mafiosa sono previste fino a due proroghe ulteriori rispetto a quella standard, quindi il tempo massimo arriva a sei anni in Appello e a tre anni in Cassazione.
Dal primo gennaio 2025:
- In Appello i processi possono durare fino a due anni più uno di proroga, mentre in Cassazione il limite è un anno più una proroga di sei mesi.
- Per i reati più gravi (associazione di stampo mafioso, terrorismo, violenza sessuale e traffico di droga) continua a non esserci limite alle proroghe possibili, ma devono sempre essere motivate dal giudice e sono sempre ricorribili per Cassazione.
- Per l’aggravante mafiosa le proroghe possibili scendono a due, perciò il processo non potrà durare più di cinque anni in Appello e più di due anni e mezzo in Cassazione.