L’aula della Camera dei deputati ha approvato a larga maggioranza (290 sì, 149 no e 7 astenuti) la riforma delle maggiori banche popolari che dovranno trasformarsi in spa entro 18 mesi e superare il voto capitario.
Il decreto, fortemente voluto dal premier Matteo Renzi e apertamente sostenuto dalla Banca d’Italia, segna una svolta epocale per le banche Popolari più grandi (quelle con un attivo superiore agli 8 miliardi di euro) ed equipara le Popolari che hanno liberamente deciso di approdare in Borsa alle altre società quotate, che sono infatti società per azioni.
Il superamento del voto capitario (una testa e un voto, a prescindere dall’entità del possesso azionario) eroderà il potere dei “signorotti locali” delle Popolari più grandi ma resterà in vita nelle Popolari più piccole e nelle Bcc.
La Camera, raccogliendo il più significativo degli emendamenti, ha anche deciso, con il consenso del Governo e indirettamente della Banca d’Italia, di permettere la limitazione al 5% dei diritti di voto per i prossimi due anni.
Ora il provvedimento passa all’esame del Senato ma considerando che il decreto scade il 26 marzo i tempi saranno accelerati.