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Riforma banche, Padoan: “Bicchiere mezzo pieno”. E Bini Smaghi attacca: “In Italia troppo grillismo”

“In Italia tutti pensano a rincorrere Grillo e a dare la colpa della crisi all’Europa: ma che ci sta a fare il Parlamento italiano? Vediamo cosa ha fatto l’Ue in questi anni e cosa ha fatto l’Italia, e rendiamoci conto che siamo l’unico Paese a ragionare così, neanche in Spagna e in Grecia. Non è l’Europa il problema, ma stiamo diventando noi il problema dell’Europa”. E’ un Lorenzo Bini Smaghi durissimo quello intervenuto in mattinata a Roma al convegno dello Iai “Verso la ripresa?”, alla presenza del vice Segretario Generale e Chief Economist Ocse Pier Carlo Padoan

A far scattare l’ex membro del comitato esecutivo della Bce, dopo l’analisi di Padoan, è stato l’intervento del senatore del Pd Paolo Guerrieri Paleotti, che ha frenato gli ottimismi sulla ripresa, “che sarà modesta finché non cambierà qualcosa a Bruxelles”. A quel punto è intervenuto polemicamente Bini Smaghi, che pure ieri sul Financial Times sollevava dubbi sull’efficacia delle regole e le ambiguità palesi e mascherate dell’accordo Ue sull’unione bancaria, tornando a bacchettare la politica italiana: “Uno dei concetti fondamentali dell’economia è la produttività, e noi di questo sembriamo essercene dimenticati. Nel resto del mondo chi produce di più guadagna di più, da noi invece ci sono ancora i contratti nazionali”.

Il tema della produttività e soprattutto dell’Europa è stato affrontato anche nell’intervento di Padoan, il quale ha tenuto a dire che secondo lui dopo l’accordo raggiunto sull’unione bancaria europea “il bicchiere è mezzo pieno, perchè c’è un meccanismo decisionale europeo” di intervento in caso di crisi, anche se non è la prima volta. Con l’intesa, ha spiegato, “si riconosce la necessità di un’unione bancaria europea fatta di banche sane prevedendo un meccanismo per superare i problemi. Credo si stia andando nella direzione giusta, c’è un segnale politico di convergenza, si iniziano a puntualizzare le risorse” da usare per evitare un contagio in caso di una crisi bancaria.

“Le risorse – ha concluso Padoan – sono insufficienti ma questo è quello che realisticamente l’Europa in questo momento può dare”. Il chief economist dell’Ocse ha poi presentato una tabella, invocando riforme strutturali da parte dell’Europa e dei singoli Paesi per superare 5 grandi criticità: il calo del commercio globale (“c’è un pericoloso ritorno al protezionismo, il commercio deve rimanere aperto”); la crisi degli investimenti e del credito (“derivano da quella che si sta ora chiamando ‘policy uncertainty’, ovvero sfiducia), la lentezza e la vulnerabilità dei Paesi emergenti (“nei confronti dei quali hanno enorme esposizione le banche dei Paesi avanzati”), e soprattutto la disoccupazione troppo elevata, soprattutto in Europa, “che sta diventando non più causa ma conseguenza della recessione: se si lavora meno, si produce meno e c’è meno fiducia”.

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