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Roma nei rifiuti, altro flop M5S

FIRSTonline

Sono almeno cinque anni, ad essere buoni, che Roma non si preoccupa dei propri rifiuti. Dinanzi al rischio sanitario che la Capitale corre per i cumuli di spazzatura, è stato ricordato come la Commissione  Ecomafie del Senato nel 2017 avesse avvertito che : “il  sistema impiantistico presenta fragilità, rigidità e precarietà che danno luogo a frequenti interruzioni di servizio e lasciano incombenti minacce di crisi nel ciclo di trattamento e smaltimento”. Cinque anni durante i quali non si è fatto nulla per alleggerire il peso di tonnellate di immondizia prodotte. L’allarme lanciato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa di un rischio sanitario , aggravato dalle alte temperature di questioni giorni  e dalla ripresa del turismo, rende ancora più precaria la guida della Capitale, nonostante la corsa di  Virginia Raggi per una riconferma.

Roma continua a produrre tonnellate  di rifiuti di cui 1500 sono crescono in cumuli maleodoranti. Eppure le soluzioni tecnologiche a valle di scelte politiche c’erano e ci sono tutte. La caparbietà dei Cinquestelle appoggiata da un ex Ministro dell’Ambiente contrario ad ogni razionale soluzione impiantistica ha prodotto il trasferimento della spazzatura in almeno 5 Regioni: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Abruzzo e Marche. 36 mila tonnellate portate fuori in spregio alla costruzione di nuovi impianti necessari. Le discariche , in fondo, sono state la scelta di chi per anni ha gridato nelle piazze una svolta verde, consapevole e moderna.

Ancora oggi molti esponenti grillini partecipano alle manifestazioni dei movimenti ambientalisti vantandosi di avere idee sui passaggi ad un economia sostenibile. Roma non fa testo? Dopo la chiusura della megadiscarica di Malagrotta sostanzialmente si è tirato a campare , come nella migliore tradizione della politica dello status quo. Si puntava sulla raccolta differenziata, ma non si è andati oltre il 46%. Un disastro coperto da incapacità e propaganda. Come se non bastasse, a Pomigliano d’Arco, nella città di Luigi Di Maio, comitati a lui vicino conducono una battaglia contro un impianto di compostaggio progettato dalla Regione Campania. A farla breve , è nella concezione della sostenibilità (?) dei Cinquestelle che gli impianti, le tecnologie, le strutture non trovano posto. Sembra davvero complicato mettere insieme scienza, senso del dovere, responsabilità politica. Il fatto poi che nella polemica tra Comune di Roma e Regione Lazio per superare la crisi di questi giorni “il Ministero della Transizione Ecologica sta tentando una mediazione tra le parti”, riferisce l’Agenzia Italia, è la riprova che le contraddizioni dentro il Movimento sono laceranti.

Nel Lazio i sindaci devono essere autonomi nella gestione dei servizi, a partire dal più delicato che riguarda la salute, il decoro, l’efficienza della macchina amministrativa. Non era quello che i grillini chiedevano quando erano contro la casta? Il governatore del Lazio Zingaretti minaccia il commissariamento del Comune di Roma e dell’Ama per “manifesta incapacità”. Loro replicano che proprio la Regione Lazio è stata assente. Per paradosso, chissà se non sarà il “jolly green” Cingolani a risolvere una partita decisiva anche per il voto amministrativo di autunno a Roma con conseguenze diffuse a Nord e Sud.

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Categories: Politica