La Toscana vuole guadagnare tempo sulla gestione dei rifiuti e a questo scopo incrementa l’economia circolare. Ha in calendario l’approvazione di un Piano regionale specifico, ma intanto sviluppa i termovalorizzatori. Non dovrebbe sollevare curiosità, pur tuttavia la notizia di questi giorni è il bando per la nuova gestione dell’unico impianto attualmente funzionante. In Toscana ce ne sono quattro, ma quello di Montale, vicino Pistoia, lavora e serve tre Comuni: Agliana, Montale e Quarrata. Gli atri tre sono in manutenzione. La gestione della società dell’impianto di Montale è alla fine e, dunque, il Consorzio intercomunale servizi (Cis) ha pubblicato il bando per la nuova governance.
Il bando per i suoi contenuti economici e gestionali indica le buone opportunità della termovalorizzazione della spazzatura. Non è una novità, dato che gli impianti italiani non sono in perdita. Le società che li gestiscono sono in buona salute e sono alla ricerca di altre opportunità. A Montale per tre anni di gestione, fino al 2028, il corrispettivo è di 8,9 milioni di euro l’anno. I tempi per rendere tutto più efficiente sono stretti anche per rispettare le regole europee. Le offerte, infatti, devono arrivare entro il 31 ottobre, ma il Cis consente alle aziende partecipanti di visitare l’impianto a settembre. Chi vincerà la gara garantirà anche il posto di lavoro ai 28 dipendenti occupati.
La tecnologia più sicura
La Toscana, dunque, accelera il cammino verso gli obiettivi europei per il trattamento rifiuti. Un termovalorizzatore trasforma i rifiuti in energia e in Toscana i benefici sul territorio sono diffusi da tempo. La Regione per non soffrire di crisi nella raccolta e scongiurare l’uso delle discariche ha in programma investimenti anche per gli altri impianti. I rifiuti urbani restano i più complicati da gestire e le normative europee sulla quantità da portare in discarica rimandano direttamente a impiantistica e tecnologie. Entro il 2035 la spazzatura da riciclare deve arrivare al 65% del totale e dal punto di vista economico, nell’ottica dell’Ue, questo deve tradursi in un circolo virtuoso positivo. Per molte Regioni italiane si tratta di cambiare radicalmente sistema.
L’Italia conta 37 impianti situati prevalentemente al Nord che a pieno regime trattano circa 7 milioni di tonnellate di rifiuti. La strada- come si vede a Roma in queste settimane- è vincente e prevale sulle contestazioni dei gruppi ambientalisti più radicali. La competizione ( ?) con la raccolta differenziata è impari. I numeri sono ancora insoddisfacenti. Le emissioni in atmosfera degli impianti- altro tema di polemiche- sono controllate e in molti casi le aziende applicano limiti superiori a quelli di legge. Quanto alle scorie prodotte dalla lavorazione della spazzatura, analisi recenti hanno certificato che mediamente l’80% delle scorie vengono avviate a recupero di materia. Alla fine anche chi è contrario a nuovi impianti da costruire dovrà ammettere che si tratta di economia circolare a partire da una risorsa ineliminabile. In ogni caso vedremo anche il piano che la Toscana approverà dopo l’estate.