X

Rifiuti, la grande incompiuta italiana: tonnellate in viaggio verso l’estero per la carenza di impianti

FIRSTonline

Da 192 a 271 euro: il costo medio dei rifiuti per abitante in Italia sta in questa forbice. In due anni è diminuito soltanto di 2 euro. Un biglietto della metro. Si, l’Ispra ha pubblicato l’ultimo rapporto sui rifiuti. Lo abbiamo letto e spiega che abbiamo finalmente raggiunto il 65% di raccolta differenziata: con 10 anni di ritardo, però. Era previsto da una legge del 2012, ma, come si dice, mai dire mai.

É più o meno come per la spazzatura che finisce nelle molte discariche ancora attive, oppure o va in giro da una Regione all’altra. A bordo di camion a gasolio che, nemmeno a dirlo, inquinano. Dobbiamo pure sperare che il via vai si fermi prima del 2035, quando questi mezzi non potranno più circolare.

 «L’export di rifiuti, il mancato aumento del tasso di incenerimento, il mancato raggiungimento dell’obiettivo del tasso di riciclo effettivo, l’alto tasso di conferimento in discarica” ci preoccupano, dicono le aziende della FISE-ASSOAMBIENTE(Federazione Imprese di Servizi). Hanno letto anche loro il rapporto dell’Ispra e non sono contenti, nonostante qualche dato con il segno +. Non abbiamo infrastrutture adeguate. In lista ci sono 1300 progetti e 2,1 miliardi nel prodigioso PNRR. Il governo appagato dai soldi europei dovrà spenderli tutti, per dimostrare a se stesso che la pacchia non è finita. Ah! voce del sen fuggita.

Nel 2022 la produzione di rifiuti urbani è diminuita di circa il 2 % mentre i consumi delle famiglie crescevano del 6,1%. L’abbondanza sprecona comincia qui. I Comuni si sono un pò svegliati. Il sistema non ricicla tutto ciò che si butta. « Non abbiamo superato ancora l’obiettivo del 50% di riciclo effettivo previsto dalla direttiva Europea – dice Chicco Testa, Presidente ASSOAMBIENTE.

La qualità dei materiali raccolti in forma differenziata è peggiorata nel tempo, forse per un po’ di stanchezza da parte dei cittadini e per l’effetto del diffondersi del “porta a porta”. Chi è senza peccato – cittadini o sindaci- scagli la prima pietra.

Discariche sempre aperte

Il punto debole restano le discariche dove Regioni come Sicilia, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria, Basilicata mandano oltre il 30% di quello che raccolgono. Dovrebbero limitarsi al 10%, ma non si ha mai abbastanza voglia di chiuderle magari dando qualche dispiacere a soggetti privati che ci lavorano. Eppure la classifica si allunga perché si stanno aggiungendo Piemonte, Abruzzo e Lazio. Il Lazio è il territorio simbolo di una transizione davvero imbarazzante. In simultanea gioca la partita del termovalorizzatore di Roma. Se nessun’altra (Cinque)stella si mette di traverso tra tre anni l’impianto andrà in funzione.

Ebbene sì, concorda la Fise, la riduzione nell’uso di inceneritori e discariche ha alimentato l’aumento dell’export fuori Italia. In un anno abbiamo portato all’estero 830mila tonnellate di rifiuti. Una ricchezza creata in casa che a molti « antitutto » fa piacere regalare. Chicco Testa ci sta: “abbiamo mandato all’estero l’equivalente dei rifiuti gestiti da due impianti di incenerimento medio grandi “.  Sorvoliamo sui disastri degli agitatori colpiti dall’onirico desiderio di non vedere camini fumanti, ancorché controllati e sicuri. La scena di chi progettava piccoli impianti di smaltimento e recupero sui territori fu conquistata da maldestri personaggi e il conto continuiamo a pagarlo.

L’Ispra, infine, certifica una riduzione del recupero energetico legato soprattutto ai digestori anaerobici. Perché non ne facciamo tanti ? Il settore rifiuti si conferma un importante produttore di energia. Serve all’Italia in questa fase di transizione energetica ed ha margini di miglioramento. Appuntamento al prossimo rapporto Ispra.

Related Post
Categories: Economia e Imprese