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Rifiuti: imprese libere di scegliere a chi darli. Va cambiato il Testo Unico Ambientale, dice l’Antitrust

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Quanta voglia ha il governo di mettere in agenda anche le questioni ambientali? Gli argomenti sono indissolubilmente legati ad altri processi economici che attraversano il Paese. Ma le azioni politiche il più delle volte sono poco incisive. L’economia circolare di cui si parla in una infinità di occasioni ha sollecitato l’Antitrust ad intervenire sul Testo Unico Ambientale in particolare sul tema rifiuti. Un industriale italiano ha diritto di consegnare i rifiuti della propria azienda ad una Società diversa da quella dello smaltimento urbano? Si, non c’è nessun obbligo. Le aziende possono conferire “in tutto o in parte “ i propri scarti, dice l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Il governo deve preparare la nuova legge sulla concorrenza e l’Autorità in vista del provvedimento ha chiarito che i rifiuti prodotti dalle attività economiche possono avere un trattamento diverso da quelli delle famiglie. I capisaldi di un’economia circolare oggi sono sottoposti a sistemi di gestione comunale che possono comprometterne l’efficacia. I Comuni italiani continuano ad annaspare nel settore rifiuti. Bisogna, però, fare ogni sforzo per rendere operativa una strategia verde che sembra ingabbiata nelle gestioni comunali. L’azienda che sceglie di uscire dall’obbligo comunale dovrà trarne anche un vantaggio economico. La tariffa comunale sarà, dunque, variabile per chi sceglie gestori in autonomia. In questo modo si applica un principio di proporzionalità e di concorrenza in rapporto a ciò che si consegna per essere trattato diversamente. Meglio, riciclato.

L’ambiente non più optional politico

L’Antitrust aveva contestato una decisione del Comune di Castelvetrano in Sicilia sullo stesso argomento. Per avere un’idea del contenzioso, anche l’Arera aveva stabilito che le utenze non domestiche possono consegnare i rifiuti urbani al di fuori del servizio pubblico. “Tutte le volte in cui nel territorio in cui operano le utenze non domestiche non fossero attivi soggetti industriali ai quali conferire tutte le frazioni di rifiuto simile all’urbano prodotto esse sarebbero costrette ad aderire al servizio pubblico”, scrive l’Autorità per la Concorrenza. Il punto è proprio questo: perché un sindaco deve limitare la libertà di un imprenditore che, dopo tutto, favorisce il recupero degli scarti? Se ci sono operatori privati con i quali l’azienda può stipulare contratti, ciò deve essere garantito. ll settore attualmente più esposto é quello degli imballaggi che vanno recuperati. Ma l’Antitrust non ha perso l’occasione per segnalare criticità anche per gli altri servizi affidati dai Comuni. Quelli ambientali sono i più sostanziosi e a rischio di legalità. Ora viene chiesta la reintroduzione dell’obbligo di esternalizzazione per i lavori in concessione senza gara a imprese di proprietà o controllate dal settore pubblico. Cambiare il Testo Unico Ambientale é l’azione più chiara che il centrodestra può fare nelle prossime settimane. Sarebbe capito come segnale di arricchimento dell’agenda politica. La premier Giorgia Meloni e i Ministri interessati non si lascino scappare l’occasione .

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Categories: Economia e Imprese