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Rifiuti: il Waste to Energy aiuta la transizione verde

Photo by pawel_czerwinski on Unsplash

Produrre energia elettrica, calore o carburanti utilizzando i rifiuti. È il cosiddetto “Waste-To-Energy” (WTE) – un aspetto “controverso” dell’economia circolare che spesso genera dubbi e incertezze a causa dell’incenerimento – è al centro di uno studio dal titolo “Energia dai rifiuti. Scelta forse non ottimale, ma utile nel processo di decarbonizzazione”, realizzato da Ref Ricerche. 

Il report spiega che, in una gerarchia delle azioni da preferire nella gestione rifiuti, il recupero di energia occupa la penultima posizione, dopo la prevenzione nella produzione di rifiuti, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio.

Si tratta però di una soluzione migliore rispetto allo smaltimento in discarica, soprattutto se si tiene conto dell’impatto che quest’ultima opzione ha sull’ambiente. E proprio per questa ragione, secondo Ref, “il WTE potrebbe continuare a dare un contributo all’ambizioso percorso europeo di decarbonizzazione che prevede di rendere l’Unione Europea neutrale dal punto di vista delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2050”.

L’Unione europea ha lasciato uno spazio residuale al Waste-To-Energy nelle sue politiche, ma, in base a quanto affermato dal commissario europeo all’Ambiente, Virginijus Sinkevičius – la valorizzazione dei rifiuti può ancora ritagliarsi il suo spazio nell’ambito del ciclo dei rifiuti. Come? Per esempio ottenendo finanziamenti green della Banca Europea per gli Investimenti (BEI). “Ovviamente ciò può accadere a patto che la scelta di realizzare progetti di Waste-To-Energy non porti a trascurare soluzioni più circolari (quelle sopra citate), non crei altri impianti e ovviamente, riduca al minimo le emissioni, rispettando lo stringente criterio di 250 grammi di CO2 per KWh, quale nuovo limite alle emissioni consentite”, spiega Ref.

Parlando in parole povere, l’incenerimento e lo smaltimento in discarica andranno scoraggiati, prediligendo forme più sostenibili e circolari di gestione del rifiuto, a partire dal riutilizzo e dal riciclaggio. Il WTE avrà comunque un ruolo nel processo di decarbonizzazione della gestione dei rifiuti, complemento a quel 65% di riciclaggio e all’obiettivo di ridurre sotto al 10% lo smaltimento in discarica, come ha spiegato in più occasioni e in maniera molto pragmatica il Commissario Sinkevičius.

Gli esperti di Ref calcolano che il recupero energetico dovrà applicarsi a circa 7,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, ossia al 25% degli attuali 30,2 milioni. Senza con questo escludere che la termovalorizzazione potrà coprire integralmente quanto non riciclato, salendo così dal 25% fino ad un massimo del 35%, ovvero poco meno di 10,6 milioni.

L’obiettivo però è ancora lontano. Ad oggi, nel 22% dei casi si fa ancora ricorso alla discarica. Aggiungendo gli scarti provenienti dalla raccolta differenziata, il livello di riciclo si attesta al 45%.

“Combinando le due diverse impostazioni, la via da percorrere potrebbe essere quella di mantenere gli incentivi al WTE”, suggerisce il report, “ma di modularli in ragione della distanza che ci separa dagli obiettivi di lungo termine”. La discarica deve comunque rimanere l’ultima opzione sul tavolo, visti i suoi impatti negativi sull’ambiente. Solo per fare un esempio, dei 18,3 milioni di tonnellate di gas serra prodotte dalla gestione dei rifiuti in Italia in un anno (dato 2018), ben 13,7 milioni – il 75% – è riconducibile a operazioni di smaltimento in discarica. Gli esperti di Ref chiedono dunque un cambio di paradigma urgente dato che, in base agli obiettivi fissati al 2030 nell’ambito del Piano Energia e Clima (Emissioni di gas serra pari al 40% rispetto al 1990), l’Italia dovrà effettuare un taglio del 46% rispetto ai livelli attuali che, rapportato al solo settore dei rifiuti, si tradurrebbe in una riduzione auspicata del 51%; con le emissioni delle discariche che dovranno raggiungere il target di 6 milioni, rispetto ai 13,7 attuali. 

Per questo “di fronte a uno sforzo di tal genere, risulta essenziale anche il contributo del WTE, soprattutto nell’evitare la dispersione in atmosfera di gran parte delle emissioni di metano non captato (cosa che accade invece con le discariche)”, si legge nello studio.

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Categories: Economia e Imprese