Sono 89.199 i TIR che trasportano ogni anno i rifiuti lungo lo Stivale: 244 TIR al giorno, di cui 187 in partenza da due sole regioni, Lazio e Campania seguite – ma a distanza siderale da Liguria, Puglia e Toscana. Una movimentazione che pesa sulle bollette degli utenti e danneggia l’ambiente. Questo è il messaggio che emerge dall’ultimo Position Paper “Gestione rifiuti. Sostenere i Piani Regionali con un approccio razionale e condiviso”, curato dal Laboratorio sui servizi pubblici locali di REF Ricerche.
Primo punto: i costi del trasporto e del turismo dei rifiuti hanno un impatto significativo sulle bollette degli utenti. Tra le regioni con il costo del servizio più elevato lo studio individua la Campania (447 euro l’anno per una famiglia tipo, da 3 componenti) e il Lazio (383 euro l’anno): le due regioni con il deficit più elevato, rispettivamente 900mila e 700mila tonnellate di rifiuti indifferenziati e organici spediti ogni anno in altre regioni o all’estero. Anche se va detto che sul Lazio pesa soprattutto la disastrosa gestione del Comune di Roma. Molto alto il costo in bolletta anche per gli abitanti della Liguria: 374 euro, e vanno sopra i 300 euro anche Puglia e Toscana. La più “economica”, tra le Regioni che sono costrette ad esportare i rifiuti (le altre sono Sicilia, Abruzzo e Valle d’Aosta), è la Basilicata, dove questo meccanismo incide sulla singola famiglia per 229 euro l’anno.
La gestione del rifiuto indifferenziato è il primo esempio delle criticità che attraversano la Penisola. Il bilancio sulla situazione impiantistica è misurato dalla differenza tra le tonnellate di rifiuto indifferenziato prodotte e gestite in ciascuna regione. Lombardia (con un saldo positivo di 908.665 tonnellate) ed Emilia-Romagna (+385.164 tonnellate) hanno una capacità di gestione superiore alla rispettiva produzione. Al contrario, Campania (-500.586 tonnellate) e Lazio (-498.175 tonnellate) sono le regioni con il maggiore sbilancio di gestione. Le direttive comunitarie chiedono di ridurre lo smaltimento in discarica al 10% entro il 2035. Lombardia (4%) e Emilia-Romagna (9%) hanno già raggiunto questo obiettivo: lo smaltimento in discarica è effettivamente residuale.
Lazio e Campania totalizzano complessivamente uno sbilancio di gestione per circa 1 milione di tonnellate: considerata la dimensione dei deficit non sembra azzardato affermare che la mancata autosufficienza nello smaltimento in queste regioni sia la principale causa del turismo dei rifiuti nel Paese. La “bilancia commerciale” dei rifiuti organici delle singole regioni misura le movimentazioni da Sud a Nord del Paese. Veneto (+410.859 tonnellate), Lombardia (+356.320 tonnellate) e Friuli-Venezia Giulia (+233.101 tonnellate) sono realtà in cui la bilancia commerciale dell’organico fa segnare saldi positivi consistenti: importano rifiuti dalle altre regioni per trattarli. Al contrario, Campania (-414.936 tonnellate), Lazio (-219.906 tonnellate) e Toscana (-201.410 tonnellate) sono le regioni che esportano fuori regione superano per la mancanza di impianti.
Sul saldo influisce il livello di intercettazione della frazione organica. In Italia la media è di 121 kg/ab per il 2019, con una forbice del dato regionale compresa tra i 185 kg/ab dell’Emilia-Romagna e i 64 kg/ab della Basilicata. Il dato elevato dell’Emilia-Romagna o del Veneto (156 kg/ab) dimostra che la prima ha una dotazione impiantistica adeguata al fabbisogno, mentre la seconda una capacità addirittura superiore al fabbisogno, a segnalare una vocazione industriale del territorio che può essere messa al servizio di regioni con impianti insufficienti o mancanti. Al contrario, il saldo positivo del Molise e della Sicilia risente del basso grado di intercettazione della frazione organica, rispettivamente pari a 77 e 78 kg/ab: ciò vuol dire che l’avvio delle raccolte differenziate è ostacolato dalla stessa mancanza di impianti a cui destinare i rifiuti raccolti.
“Il turismo dei rifiuti tra regioni causa enormi impatti ambientali. Molte regioni del nostro Paese non hanno indicato gli impianti in grado di coniugare il recupero di materia con la produzione di energia dai rifiuti, con la conseguenza di esporre i territori al rischio di periodiche emergenze ed esportazioni di rifiuti verso altre regioni o all’estero”, ha commentato Donato Berardi, Direttore del think tank sui servizi pubblici locali di REF Ricerche.