Rapidità: è questa la parola d’ordine che ormai circola in Emilia-Romagna. La Commissione Europea ha sbloccato 94,7 milioni di euro per ricostruire il tessuto economico sociale dopo l’alluvione di maggio scorso.
Tecnicamente il governo italiano è stato autorizzato a prelevare risorse dal Fondo europeo di solidarietà per le emergenze e spenderle nelle province colpite. Via libera, quindi, a lavori di ripristino di infrastrutture, servizi di soccorso, scuole, sedi culturali.
L’Italia aveva chiesto a luglio a Bruxelles l’autorizzazione ad utilizzare una quota del Fondo, in particolare sotto la spinta di sindaci ed imprese. Hanno anticipato le somme necessarie a fronteggiare la stagione estiva e aspettano di ripartire a pieno titolo.
I danni complessivi del disastro non sono stati ancora quantificati, ma noi “aiuteremo a superare le perdite materiali e a dare ai cittadini una rinnovata speranza per il futuro”, ha detto la commissaria europea per la Coesione e le Riforme, Elisa Ferreira. `
Italia al top delle risorse per riparare i danni
Il governo italiano dovrà comunque comunicare il saldo dei danni per consentire alla Commissione di gestire il Fondo con maggiore programmazione. Per le emergenze climatiche c’è poco di programmabile, ma eventi come quello dell’Emilia Romagna hanno riflessi sulla efficacia degli strumenti per le calamità. Il 2023 è stato l’anno più incostante in quanto a cambiamenti atmosferici e gli approfondimenti sugli strumenti che si hanno, vanno fatti.
Proprio a margine dell’autorizzazione dei 94 milioni di euro in favore dell’Italia, sta prendendo corpo la proposta al Parlamento Europeo e al Consiglio dell’Ue di rivedere la struttura finanziaria del Fondo
“I cambiamenti climatici stanno aumentando la frequenza e l’impatto delle catastrofi naturali “, ha ricordato Ferreira. L’assistenza europea è necessaria ora più che mai per alleviare i costi sociali, economici e ambientali causati da questi eventi che si ripetono. Oggi la disponibilità è di soli 500 milioni di euro all’anno. Cifra inadeguata in un contesto travagliato e precario
Dal 2002 ad oggi l’Unione ha concesso finanziamenti di ricostruzione per 8,2 miliardi di euro. Soltanto l’Italia ne ha presi un terzo ( più di 3 miliardi) per rimettere a posto strade, reti energetiche, ospedali, scuole. Le fragilità da Nord a Sud con poca prevenzione e scarso interesse delle istituzioni, gravano sul bilancio di tutta l’Ue.
Più soldi, ma anche più prevenzione
Ci sono condizioni oggettive per mettere in sicurezza il paese. Dove siamo ? Due ministri di Giorgia Meloni da mesi hanno promesso il Piano clima. Oggi nessuno sa dove si trova. Quanto alle visite nei luoghi delle tragedie, meglio non dire. Ministri e sottosegretari sono i primi ad arrivare e gli ultimi a risolvere. Ancora una settimana fa è stata annunciata (!) una legge sul suolo.
I fondi europei 2023 per alluvioni e frane sono condivisi dall’Italia con la Romania che ha avuto altri lutti. La proposta che sarà sottoposta al Parlamento europeo prevede l’innalzamento del Fondo a 1 miliardo di euro all’anno.
Sarebbe preferibile avere uno stanziamento minimo, mettiamo 10 euro simbolici, come rifrazione di mancate emergenze climatiche. Ma non è cosi. E prima di invocare aiuto a Bruxelles bisogna are qualcosa in casa. Tanto altre emergenze arriveranno.