“Dobbiamo portare idee sul mercato” dice Luigi Nicolais, presidente della Fondazione Cotec, l’organizzazione che assegna il premio per l’Innovazione ‘Premio dei Premi’.
L’Italia é ad una svolta nel campo della ricerca? Le questioni aperte da anni con i budget a ribasso e la precarietà di migliaia di ricercatori secondo la Ministra Anna Maria Bernini si sono risolti. Bernini dice che i fondi del PNRR “hanno portato la ricerca italiana a vivere un periodo d’oro”. Un ottimismo che comunque vede l’Italia all’11° posto nella Patent Index 2022, la classifica annuale dei brevetti europei.
Lo sviluppo e la deposizione di un brevetto vogliono dire tanto o poco, ma le tecnologie crescono se sono sostenute da investimenti e sperimentazioni. E qui l’Italia non è una stella che brilla. In campo energetico e ambientale, eccetto eccellenze di antica tradizione, non siamo in pole position.
Il Premio dei Premi é organizzato dalla Fondazione Cotec per concessione del Presidente della Repubblica. Nella sede del CNR c’è stata la 23ma edizione che ha assegnato 43 riconoscimenti a ricercatori dell’innovazione.
La Ministra circa i fondi del PNRR ha sottolineato che hanno fatto fare “ un salto in avanti di 10 anni, ad esempio nelle terapie geniche oggi disponibili”. “
Premi e viaggi senza ritorno
“L’innovazione non è una tecnologia ma un cambio di mentalità, una nuova strategia che permette di cambiare il passato in meglio”, aggiunge Nicolais. Per l’ex Ministro “fare il ricercatore è ben diverso dal fare l’innovatore, la ricerca sposta la soglia della conoscenza. L’innovatore ha bisogno di fare buona ricerca ma il suo obiettivo è portare un’idea sul mercato”.
I premi sono stati assegnati a progetti innovativi per l’intelligenza artificiale, la valorizzazione delle risorse umane, la cyber security.
Il paese deve sentirsi appagato dalla esclusiva competizione di questi giovani meritevoli ? Certo che no, a maggior ragione se come si legge nel “Libro Bianco sulle Scienze della Vita in Italia” dello studio European House – Ambrosetti, l’86% dei ricercatori italiani lamenta salari bassi e poco competitivi con l’estero. L’80 % si rammarica per la mancanza di meritocrazia e 8 su dieci di quelli che vanno all’estero dicono che non ritorneranno in Italia. Viaggi verso carriere brillanti e in posti dove la dignità dello studioso è riconosciuta subito.
La ricerca tecnologica incide poco nel tessuto produttivo e nella transizione energetica, la spesa -secondo Enea – è appena lo 0,9 % del PIL. Così l’Italia compete nel mondo.