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Ricerca energetica in Italia: i progetti più innovativi. In campo ci sono Enea, CNR, RSE

Ufficio Stampa Snam

Ha tanta volontà di distinguersi in Europa in ricerca energetica, l’Italia. La crisi morde e le strutture di ricerca nazionali sono tutte allertate per mettere in campo progetti quanto più avanzati. Dall’eolico galleggiante, alle comunità di energia rinnovabile, ai sistemi di accumulo con microbatterie, al solare termodinamico, all’energia dal mare. Su tutto bisogna studiare e investire pensando anche agli utilizzi su larga scala.

ENEA, CNR e RSE sono i tre Enti che seguono i principali processi della transizione energetica nazionale insieme al Ministero di Roberto Cingolani. Con uno stanziamento di 210 milioni di euro hanno strutturato il Piano triennale della Ricerca di Sistema elettrico 2019-2021 presentato nel Convegno nazionale di Ricerca di Sistema. Un documento non semplice che ha dovuto tenere conto di tutte le variabili di mercato e geopolitiche legate alla decarbonizzazione. Ridurre la dipendenza energetica del Paese era un obiettivo anche prima della guerra in Ucraina e per questo le risorse sono state tutte investite per soluzioni innovative che riducono le importazioni. Che poi la guerra stia spingendo il governo a fare accordi per ricevere gas da altri Paesi è una ineludibile necessità dell’oggi.

La Ricerca energetica inserita nel PNRR e PNIEC

Il Convegno di Ricerca di Sistema è stato organizzato dalla Cassa servizi energetici e ambientali nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030. Giocoforza è il contesto più adatto ad esprimere quella volontà italiana di non restare imbrigliata in dispute che rallenterebbero la transizione. “Nel Piano Triennale di Ricerca 2019-2021, ENEA ha ricevuto un finanziamento di circa 67 milioni di euro per attività di ricerca finalizzate a sviluppare tecnologie di prodotto e processo, oltre a modelli e strumenti per la transizione energetica e la decarbonizzazione del sistema elettrico nazionale” dice Gilberto Dialuce Presidente ENEA.

Le attività hanno coinvolto più di 550 ricercatori in 10 progetti e 38 Università in qualità di co-beneficiari. I tre Enti di ricerca si sono concentrati su piani di lavoro ambiziosi. I sistemi di accumulo di energia sostenibili ,per esempio, hanno privilegiato integrazione e sostenibilità ambientale. E’ stata sviluppata una nuova generazione di materiali a base di microfibre senza trascurare il riutilizzo delle batterie esauste. Altra innovazione, un sistema Power -to- gas di 100 W che connette l’infrastruttura elettrica con quella per il trasporto del gas, con lo stoccaggio dell’energia elettrica generata nei momenti di picco dalle fonti rinnovabili. Ed ancora, il Fuel Flexibility , ovvero l’utilizzo di miscele di gas naturale/idrogeno per la generazione di energia elettrica o il fotovoltaico integrato con nuove celle con accumulo a microbatterie. Infine, anche celle tandem che accoppiano diversi materiali utili al fotovoltaico e fotosintesi.

Ricerca energetica in Italia: i progetti italiani innovativi possono valere per tutta l’Europa

Nella crisi attuale dei materiali la ricerca energetica made in Italy sta sperimentando, inoltre, un’economia dell’idrogeno legata alle tecnologie solari ed eoliche per ambienti marini. Ma anche dai laboratori al campo il passo è veloce.

A luglio scorso, infatti, è stato varato in mare il primo prototipo di Hexafloat, una piattaforma per turbina eolica galleggiante; contemporaneamente si facevano sperimentazioni su energia elettrica prodotta dal moto ondoso del mare. La attività nella loro complessità hanno rafforzato il legame tra le strutture di ricerca e la politica. Maria Chiara Carrozza, presidente CNR spiega . “Tutte le attività sono state svolte in accordo con gli altri Enti beneficiari con cui il CNR collabora in tutte le iniziative nazionali, europee ed internazionali ” . Da questo munto di vista si è ben inserito anche l’Accordo di Programma 2019-2021 che ha funzionato da volano per la cooperazione del CNR con l’industria.

L’approccio finale dei progetti, infatti, è il sistema industriale che continua ad utilizzare in maniera massiccia fonti tradizionali. Ma c’è da dire che dopo il primo triennio della riforma della ricerca italiana i risultati sono apprezzabili e in uno dei momenti più bui. Sono “tematiche centrali quali il futuro, la sicurezza e lo sviluppo del sistema energetico nazionale”, aggiunge Giandomenico Manzo, Presidente di Csea. In definitiva se la Commissione europea ha adottato il REPowerUe per superare la dipendenza del gas russo i progetti italiani possono ben presto diventare patrimonio di tutti i Paesi membri.

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