Nel campo della ricerca e innovazione tecnologica, l’Italia è sotto la media dei principali Paesi europei. Come emerge da un recente studio dell’Osservatorio conti pubblici italiani, guidato da Carlo Cottarelli, “nonostante il lieve aumento degli ultimi anni, dovuto alle risorse stanziate dalle imprese”, la spesa in ricerca e sviluppo del nostro Paese “rimane ben più bassa rispetto alla media Ue”. Tra investimenti pubblici e privati, infatti, l’Italia destina a questo scopo poco più dell’1% del Pil, ossia meno della metà della Germania, che supera il 3%. Rimane lontana anche la Francia, che arriva a sfiorare il 2,5%.
Ricerca e innovazione tecnologica: il Pnrr non basta a colmare il gap con Francia e Germania
Per colmare il divario con Berlino e Parigi non basteranno nemmeno le risorse stanziate con il Piano di ripresa e resilienza. Tabelle alla mano, il Pnrr destina 12,9 miliardi alla componente “Dalla Ricerca all’Impresa”, ma “di questi solo 5,9-6,5 miliardi si traducono in spesa in Ricerca e Sviluppo”, spiega l’Osservatorio.
Italia indietro anche sui brevetti
Non solo: il nostro Paese stenta anche sul fronte dei brevetti. “L’Italia presenta una scarsa attività brevettuale rispetto gli altri paesi industrializzati”, continua lo studio, che cita come fonte l’Ufficio Europeo dei Brevetti (Epo), secondo cui “nel 2021 imprese ed enti residenti in Italia hanno presentato 4.919 domande per la registrazione di brevetti, ossia il 2,6% delle domande totali”.
Il dato italiano “è superiore a quello della Spagna (1%), ma più basso di quello della Francia (5,6%) e molto inferiore rispetto alla Germania (13,8%)”. Se si escludono gli Stati Uniti e i paesi asiatici, che rappresentano la maggior parte delle domande, l’Italia è al settimo posto per domande depositate.
Tuttavia, “normalizzando il numero di brevetti per la popolazione – e ottenendo così una misura dell’intensità tecnologica – l’Italia è all’undicesimo posto tra i paesi europei, davanti alla Spagna, ma molto indietro rispetto ai paesi scandinavi e dell’Europa centrale”, prosegue l’Osservatorio.
Brevetti: i settori di specializzazione dell’Italia
Nel dettaglio, l’Italia risulta specializzata soprattutto in due settori:
- trasporti (componenti di veicoli e sistemi ferroviari), per i quali il 4,3% delle domande presentate sono di origine italiana, al settimo posto globale e al quarto escludendo i paesi extra-europei;
- “altri macchinari speciali” (macchinari per agricoltura, tessile, alimentare, carta, plastica, ecc.), dove l’Italia pesa per il 5% ed è al quinto posto mondiale (al terzo escludendo i paesi extra-europei).