Metti insieme quattro eccellenze statali (tutte a corto di finanziamenti), lasciale lavorare nel loro campo della ricerca e scopri che l’Italia non ha nulla da invidiare agli altri Paesi, a parte gli investimenti. Anzi, spessosono ricercatori stranieri a venire a visitare i nostri laboratori per condividere esperienze e progetti. La cultura dell’ambiente ( per stare al politically correct ) avanza a passo svelto in tutto il mondo ed è un bene. Ma noi, al di là dei solenni e benvenuti discorsi del capo dello Stato, dei premi, dei riconoscimenti accademici , dobbiamo ancora inserire la marcia giusta. Ad oggi l’Italia riceve dall’Europa l’ 8,7 % di sostegno alla ricerca nei Programmi quadro, laddove versa il 12,8 . La spesa statale è appena del 1,4 del Pil. Nei centri di ricerca statali lavorano 29 mila professionisti costretti a fare di necessità virtù per gli scarsi fondi a disposizione. Eppure in campo ambientale, in quello della tutela del paesaggio naturale ed artistico, della ricerca sul campo , gli italiani sono tra i più quotati al mondo. Nelle difficoltà riescono a vendere brevetti e pubblicare studi sulle migliori riviste specializzate.
I ricercatori di ENEA, CNR, INGV e Istituto Idrografico della Marina Militare (IIM) – le quattro eccellenze di cui si diceva – in queste settimane sono al centro dell’attenzione per aver creato il primo laboratorio sottomarino nel Mar Ligure. A 600 metri di profondità e 6,5 miglia dalla costa, al largo del meraviglioso parco delle Cinque Terre, hanno iniziato a studiare gli effetti dei cambiamenti climatici, a mitigare i rischi naturali e proteggere gli ecosistemi marini dall’acidificazione delle acque. Un lavoro di squadra su una piattaforma che ha come base il progetto “Levante Canyon Mooring”, finanziato dalla Regione Liguria e messo in mare dal Distretto Ligure delle Tecnologie Marine. Una missione scientifica che merita di entrare nell’elenco delle sperimentazioni ambientali internazionali e che nelle acque della Liguria orientale si avvale del supporto della Nave Oceanografica Dallaporta .
Il laboratorio si trova vicino ad un canyon sottomarino e via via effettuerà il monitoraggio geofisico e oceanografico dei fondali e della colonna d’acqua per la rilevazione di alcuni importanti parametri . In sostanza un’ infrastruttura multidisciplinare avanzata con caratteristiche tecniche mondiali ma finora assente in Liguria. In un Regione affacciata sul Mediterraneo in fase di riscaldamento e di innalzamento studiato a sua volta da altri team. L’Enea, in particolare, ha messo a disposizione del progetto due sonde per le misure di temperatura e salinità dell’acqua. Tecnicamente le correnti in fondo al mare e l’apporto di sedimenti e sostanze organiche creano l’ambiente favorevole allo sviluppo di ecosistemi di pregio. Si potranno avere, quindi, risultati eccezionali dinanzi a uno dei più affascinanti siti italiani , martoriato peraltro dall’alluvione delle 2011. I ricercatori sanno anche che in questa zona c’è una buona presenza di cetacei minacciata dalla pesca a strascico. Altre precedenti indagini nell’area hanno accertatopure la presenza di coralli bianchi a circa 600 metri di profondità, suscitando ulteriore interesse scientifico.
Le condizioni della sperimentazione sono altamente attrattive per la contemporaneità con gli altri studi sui cambiamenti limatici. L’Italia ha bisogno di riscattare sul piano scientifico il valore dei propri istituti, che stanno perdendo la gara con i centri di ricerca privati. Nell’ultima relazione sulla ricerca e l’innovazione del CNR si legge che il tasso di successo dei progetti italiani presentati a livello europeo è del 7 per cento “ quando la media Ue è del 13”. In più l’età media dei ricercatori italiani è di 49 anni, con centinaia nei giovani impegnati all’estero, o pronti a fare le valigie per Università che li accolgono a bracciaaperte. Non è un bel vedere, ma il lavoro di squadra con l’infrastruttura ligure può far crescere la fiducia.
Immagine di copertina Enea