“Redditometro” e “riccometro” sono due strumenti distinti, ma entrambi stanno subendo una metamorfosi. Del primo – utilizzato dal Fisco per stanare gli evasori confrontando capacità di spesa e redditi dichiarati – abbiamo già parlato ieri. Con il secondo termine, invece, si fa riferimento al nuovo Isee (l’indicatore della situazione economica equivalente), che misura il grado di benessere delle famiglie.
Per calcolarlo si tiene conto di redditi, risparmi e patrimoni, mettendo tutto in relazione all’ampiezza del nucleo familiare. Il risultato è fondamentale per calcolare l’importo dovuto per servizi sociali e tasse universitarie.
I criteri per calcolare l’Isee sono stati riscritti con un decreto, il cui contenuto è stato anticipato domenica dal Sole 24 Ore. In particolare, la grande novità arriva sul fronte della casa: l’indicatore dovrà infatti tenere conto del maggior valore fiscale degli immobili prodotto con l’introduzione della tanto odiata Imu (che prevede una rivalutazione del valore catastale pari al 60%).
Il quotidiano sottolinea inoltre che l’Isee 2.0 non terrà in considerazione soltanto i redditi tassati dall’Irpef, ma anche quelli soggetti a cedolare secca e le pensioni d’invalidità.
Risultato: il nuovo indicatore sarà più severo di quello utilizzato fino a oggi, anche non per tutti (sono previste ad esempio franchigie inedite per i nuclei familiari con disabili).
Ma non è finita. I nuovi valori fiscali di base gonfiano il conto in misura maggiore sugli immobili di minor valore. Stando ai calcoli del Sole 24 ore, una casa che valeva 100mila euro per l’Ici, e di conseguenza vale 160mila per l’Imu, in cui risiedono quattro persone, pesa per 9.671 euro sul vecchio Isee, e per 14.833 sul nuovo. L’aumento è del 53,4%.