Varare un provvedimento impopolare a meno di un mese dalle elezioni non era consigliabile. Nemmeno per un governo tecnico, dal momento che l’attuale Premier è uno dei principali candidati. E infatti il via libera non è arrivato. Ieri sera il Consiglio dei ministri ha deciso di rinviare alla prossima riunione la ratifica del nuovo e controverso strumento. Il cosiddetto “riccometro”. In realtà, il mondo cattolico e diversi esponenti ciellini del Pdl chiedono di lasciare la pratica al prossimo governo. E probabilmente alla fine sarà così.
Tecnicamente, il nuovo strumento prevede una revisione dei criteri Isee, ovvero l’indicatore della situazione economica equivalente, che misura il grado di benessere delle famiglie. Per calcolarlo si tiene conto di redditi, risparmi e patrimoni, mettendo tutto in relazione all’ampiezza del nucleo familiare. Il risultato è fondamentale per stabilire l’importo dovuto per servizi sociali e tasse universitarie.
I criteri per calcolare l’Isee sono stati riscritti con un decreto e la grande novità arriva sul fronte della casa: l’indicatore dovrà infatti tenere conto del maggior valore fiscale degli immobili prodotto con l’introduzione della tanto odiata Imu (che prevede una rivalutazione catastale pari al 60%).
Inoltre, il nuovo Isee non terrà in considerazione soltanto i redditi tassati dall’Irpef, ma anche quelli soggetti a cedolare secca e le pensioni d’invalidità. Risultato: il nuovo indicatore sarà più severo di quello utilizzato fino a oggi, anche se non per tutti (sono previste ad esempio franchigie inedite per i nuclei familiari con disabili).
Tornando alla casa, il vero problema è che i nuovi valori fiscali di base gonfiano il conto in misura maggiore sugli immobili di minor valore. Stando a calcoli del Sole 24 ore, una casa che valeva 100 mila euro per l’Ici (160 mila per l’Imu) e in cui risiedono quattro persone pesa per 9.671 euro sull’attuale Isee, ma peserà per 14.833 sul nuovo. L’aumento sarà addirittura del 53,4%. E’ bene usare il futuro, perché prima bisogna votare.