Da una parte le Regioni premono per riaprire negozi, scuole e attività. Dall’altra i medici ospedalieri e gli infermieri lanciano l’allarme: non abbassiamo la guardia adesso – dicono – perché il sistema sanitario è ancora sotto stress e il rischio di nuove ondate di contagi rimane dietro l’angolo. Il governo, finora, ha scelto una posizione prudente e il premier Conte annuncia decisioni imminenti: “Sono ore impegnative: abbiamo consultato i nostri esperti per valutare la curva epidemiologica per valutare gli scenari prossimi futuri. Oggi è venerdì e come sapete c’è il monitoraggio settimanale. Nel pomeriggio avremo delle novità”.
In queste ore il governo ha sentito anche la Conferenza episcopale ottenendo un primo via libera ad anticipare di due ore la messa di Natale per rispettare il coprifuoco alle 22, per le scuole si profila un rinvio al 6 gennaio e nessuno spostamento tra Regioni.
“Da questa domenica riapriremo i negozi – ha annunciato il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, parlando alla trasmissione Omnibus su La7 – Le cose stanno andando meglio, le misure restrittive previste stanno dando risultati”. Due settimane fa la Regione aveva firmato un’ordinanza, d’intesa con Veneto e Friuli Venezia Giulia, per tenere chiusi tutti i negozi la domenica e quelli più grandi anche il sabato. “È probabile – ha spiegato Bonaccini – che quell’ordinanza un po’ la sfumiamo. Cominciamo un po’ ad allentarla perché avevamo un Rt a 1,64, ma ora stiamo scendendo appena sopra l’1”. Bonaccini ha anche auspicato la riapertura delle scuole in presenza già a dicembre.
Philipp Achammer, assessore alla cultura tedesca del Tentino Alto Adige, ha scritto su Facebook che da lunedì riapriranno i negozi e riprenderà la didattica in presenza alle scuole.
Situazione simile in Lombardia. “Noi siamo pronti – ha detto l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera – Lo sforzo dei lombardi ha dato quei risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti. È giusto che si possa il prima possibile iniziare una riapertura lenta, graduale, che deve essere accompagnata da un grandissimo senso di responsabilità, perché non dobbiamo ricadere a breve in un’altra situazione di criticità, ma è giusto farlo”. Anche il presidente della Regione Toscana Giani chiede quantomeno il ritorno in area da rossa ad arancione.
Non la pensa così l’unione intersindacale della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria: “I dati degli ultimi giorni mostrano segnali di rallentamento della crescita dell’epidemia da Sars-CoV-2 – si legge in una nota – Tuttavia le condizioni di sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero, con indici di occupazione delle Terapie Intensive e delle aree Covid particolarmente elevati, impongono di non allentare le misure restrittive della movimentazione sociale. Ricordiamo che nell’ultima settimana si sono contati oltre 200 mila nuovi casi e 4.980 decessi, mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34 mila”.
E ancora: “Chiediamo al Parlamento, al Governo e alle Regioni di ascoltare le decine e decine di migliaia di Colleghi – concludono le sigle dell’Intersindacale – che da mesi lavorano senza tregua nell’emergenza territoriale e negli ospedali, amareggiati per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze dell’economia, celano sottovalutazioni del rischio di una ripresa della pandemia che potrebbe sommarsi nei prossimi mesi alla diffusione stagionale dell’influenza. La Politica non allenti ancora una volta la guardia”.