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Riapertura: spostamenti tra regioni e niente frontiere dal 3 giugno

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Adesso è dunque ufficiale: dal 3 giugno ci riprenderemo un’altra grossa fetta di libertà. Non ancora quella definitiva, perché permangono l’obbligo di mascherina (quasi ovunque), il distanziamento sociale e quant’altro, ma da mercoledì 3 giugno, subito dopo il ponte del 2 giugno per evitare almeno quel potenziale assembramento, gli italiani potranno tornare a circolare da una regione all’altra, senza vincoli. E dunque via libera al ricongiungimento con i parenti, gli amici, alle visite di musei e città d’arte, se non alle vere e proprie vacanze. Nella stessa data, il fatidico 3 giugno, l’Italia riapre non solo le porte a sé stessa, ma anche all’Europa: ci si potrà entrare dall’Unione europea e da tutta l’area Schengen.

La decisione è stata presa dal Governo, col parere favorevole del comitato tecnico-scientifico e del Ministero della Salute, nonostante i dati sulla diffusione del contagio non siano al 100% incoraggianti e soprattutto non siano omogenei tra una regione e l’altra. E’ ben chiara ad esempio, e non ha mancato di suscitare polemiche, la situazione della Lombardia, che nella settimana dal 18 al 24 maggio ha avuto oltre 16 casi ogni 100mila abitanti, cioè molti più che nelle altre regioni. Il Piemonte e la provincia di Trento stanno a 12, mentre la gran parte del resto delle realtà locali viaggia entro i 5 per 100mila. In Lombardia ci sono ancora 18 mila persone in quarantena, ma il ministro Roberto Speranza si è mostrato fiducioso: “I dati sono buoni, il trend dei contagi da Covid- 19 continua a scendere”.

Sul caso Lombardia si è espresso con spirito di tolleranza anche Palazzo Chigi, con il premier Giuseppe Conte che non se l’è sentita di fare un ragionamento a parte per la regione di Milano: “Ci sono dieci milioni di lombardi, di cui 22mila positivi. Parliamo dello 0,2. Non sarebbe giusto – spiegano dal governo – impedire a 9 milioni e 980mila lombardi di muoversi. Il punto ora non è creare zone rosse, ma rispettare il distanziamento ovunque. Tanto basta sempre un positivo a creare un focolaio, possono farlo sia un lombardo che un campano”. Per evitare i focolai, “servono distanziamento fisico e mascherina ovunque”.

La riapertura del Paese, frontiere di Schenghen comprese, è anche un segnale mandato a livello internazionale per non tagliare fuori l’Italia dalla ripresa dei flussi turistici. Molti Paesi hanno delle remore (da ultimo – oltre a Svizzera e Austria – la Grecia, che riapre il 15 giugno ma escludendo italiani, inglesi, spagnoli e francesi), ma intanto riaprire il 3 giugno l’intero territorio consentirà al nostro Paese di anticipare alcuni suoi “rivali”: “Abbiamo chiuso prima degli altri e siamo in grado di riaprire prima – ha detto il ministro Francesco Boccia -, la maggior parte dei Paesi europei lo farà il 15 giugno”. Una mossa cruciale per tentare di salvare una stagione turistica che sarà inevitabilmente molto compromessa, non precludendo l’arrivo di vacanzieri dal resto d’Europa e dalla Gran Bretagna.

Intanto proseguono, regione per regione, le riaperture e il ripristino della normalità per i cittadini. In Veneto il governatore Luca Zaia ha ridimensionato l’obbligo di mascherina, che non si dovrà usare dappertutto ma solo nei luoghi chiusi e in caso di assembramenti. In Lombardia da lunedì prossimo riapriranno palestre, piscine, circoli culturali e ricreativi. A Bologna sono stati rimontati i canestri nei campi all’aperto, in parchi e giardini.

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