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Revolut, quando la banca diventa tour operator

La fintech britannica, che in estate ha raggiunto la super valutazione di 33 miliardi di dollari, ha chiuso il 2020 con forti perdite e ha così deciso di puntare sul turismo: dalla app si possono prenotare hotel e appartamenti

Revolut, quando la banca diventa tour operator

Anche la finanza scommette sulla ripresa del turismo. Anzi, punta proprio sui viaggi per aumentare e diversificare il proprio core business. Almeno questa è la curiosa scelta di Revolut, la fintech britannica che è stata una delle rivelazioni degli ultimi due anni nella City: fondata nel 2015 da Nikolay Storonsky (ex trader di Credit Suisse e Lehman Brothers), ha inanellato una serie di grossi finanziamenti, partendo dai 250 milioni di dollari del 2018, poi mezzo miliardo l’anno scorso e altri 800 milioni pochi giorni fa. Revolut è una delle tante banche online che offrono servizi finanziari a basso costo: oggi in tutto il mondo ha 16 milioni di clienti e ha raggiunto la valutazione monstre di 33 miliardi di dollari (superiore a quella di Société Générale, per dare un parametro). Un successo che l’ha portata ad essere la principale fintech britannica (la most valuable tra le startup finanziarie basate a Londra), nonostante le perdite record del 2020.

Proprio per rendere il suo business più profittevole, Revolut vuole oggi diventare una “super app” e trovare nuove fonti di guadagno proprio nel turismo: tramite la stessa piattaforma utilizzata per prestiti e servizi bancari, da luglio nel Regno Unito e a breve negli altri Paesi europei sarà possibile anche prenotare camere d’albergo, appartamenti, case vacanze e anche escursioni organizzate. Il tutto mentre mezzo pianeta è ancora in piena pandemia e i viaggi internazionali non sono ancora ripresi, o comunque non ancora a pieno regime. Ma Storonsky ha urgentemente bisogno di una svolta: le perdite dal 2019 al 2020 sono quasi raddoppiate a 207 milioni di sterline e stanno quasi per superare i ricavi. Il Cfo Mikko Salovaara sostiene che una parte di quel rosso sia imputabile ad investimenti e che quindi le perdite adjusted siano “solo” di 122 milioni. C’è però anche da dire che ormai il 10-15% dei ricavi di Revolut sono in criptovalute, un business rischioso e aleatorio. Meglio puntare sulla ripresa della vita reale.

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