In attesa che il ministro delle Giustizia, in accordo con quello dell’Economia e delle finanze, stabilisca le caratteristiche dell’esame che gli aspiranti dottori commercialisti devono superare per accedere contestualmente al Registro dei revisori legali, i rappresentanti dei revisori hanno difeso in Parlamento l’autonomia della loro professione rispetto a quella del dottore commercialista ed esperto contabile.
Nell’intervenire in commissione Finanze del Senato, per un’audizione, il presidente dell’Istituto nazionale dei revisori legali (Inrl), Virgilio Baresi, ha sottolineato come l’attuazione del decreto legislativo 39 del 2010, di recepimento della direttiva 2006/43/CE, abbia avuto ricadute positive sul ruolo e sulle funzioni di natura amministrativa-contabile della loro categoria professionale, in armonia con quanto previsto nei Paesi membri dell’Unione europea.
Con tale attuazione si è superato sostanzialmente il monopolio assegnato precedentemente ai commercialisti e la figura del revisore contabile si è affermata nella sua diversità: i revisori, infatti – secondo quanto affermato in Senato – hanno un ruolo di terzietà a tutela di interessi pubblici e non di parte. In tale ambito, assumono particolare rilevanza le sanzioni in caso di illeciti commessi dai professionisti di questa specializzazione.
La nuova disciplina, secondo i revisori legali, consente di fare chiarezza sul loro ruolo, superando sostanzialmente il principio ordinistico.
Il nodo su cui hanno insistito i revisori – come ha spiegato il vicesegretario dell’Inrl, Giandomenico Genta – è quello dell’indipendenza della loro attività, volta a “tenere sufficientemente alto il livello di fiducia che ogni stakeholder può riporre nella credibilità dei valori di bilancio e dell’informativa complementare” e a “fornire un quadro fedele della veridicità del bilancio di una società ai soggetti interessati”.
I revisori legali – ha ricordato l’Inrl – operano solo nei confronti delle società quotate e non anche per le società di persone, pertanto non effettuano, come tanti altri professionisti, le segnalazioni delle operazioni sospette, ai fini del contrasto del riciclaggio, che risultano essere svolte esclusivamente dalle banche e dai notai. Una delle richieste dei revisori legali è che la loro attività possa essere estesa anche alla gestione delle piccole e medie imprese, facendo riferimento alla recente disciplina dell’emissione di obbligazioni da parte di queste imprese.
Nel corso dell’audizione i vertici dell’Inrl hanno ribadito che la possibilità di rappresentare i contribuenti dinanzi alle commissioni tributarie, più volte richiesta dalla categoria negli ultimi anni, rappresenterebbe un legittimo completamento dell’attività del revisore legale.