Via libera del Cda di Tim alla vendita della Rete al fondo americano KKR che il Mef e il fondo italiano F21 si preparano ad affiancare. Dopo una riunione durata ben tre giorni che ha approfondito tutti gli aspetti della complessa vendita, il Cda della compagnia telefonica, presieduto da Salvatore Rossi e sostenuto da tre autorevoli pareri legali, ha deciso – con tre soli voti contrari – di varcare il Rubicone e di avere tutti i titoli per approvare la cessione della Rete senza la necessità di chiedere il parere all’assemblea dei soci. Immediata la reazione polemica di Vivendi, il primo azionista di Tim con una quota del 23,7%, che invano ha chiesto la convocazione dell’assemblea dove avrebbe bloccato l’operazione.
La decisione di ieri è un passo fondamentale nella vita di Tim ma, al di là del contenzioso legale, avrà bisogno dei suoi tempi per arrivare alla effettiva vendita della Rete e il closing non avverrà prima dell’estate 2024.
Rete Tim: il valore della vendita, il colpo al debito e il closing entro l’estate
Il prezzo della vendita è fissato in 18,8 miliardi di euro che potrebbero però salire di altri 400 milioni se arriveranno incentivi al settore entro il 2025 e soprattutto di altri 2,5 miliardi se l’Antitrust autorizzerà la fusione con Open Fiber. Si potrebbe cioè arrivare a un’operazione da poco meno di 22 miliardi, al netto di Sparkle, la società di Tim dei cavi sottomarini che verrà ceduta a parte è che, per ragioni di sicurezza nazionale, finirà probabilmente al Mef o alla Cdp, non essendo ritenuta adeguata l’offerta avanzata in proposito dalla stessa KKR.
La vendita della Rete dà un colpo decisivo all’indebitamento di Tim che dai tempi dell’Opa Telecom di fine anni Novanta, ha sempre zavorrato la compagnia telefonica italiana e che si ridurrà ora di 14 miliardi di euro.
Per concludere, la cessione della Rete l’Ad di Tim, Pietro Labriola, è atteso da un grande lavoro che richiederà operazioni complesse: anzitutto la confluenza della rete primaria di Tim, dell’attività wholesale e della partecipazione din Telenergia in Fibercop, dove in precedenza era stata scorporata la rete secondaria. Poi dovrà essere ceduto a KKR anche il 58% di Fibercop attualmente detenuto da Tim.
Dopo queste operazioni preliminari scenderà in campo anche lo Stato, attraverso il Mef, che ha già accantonato 2,5 miliardi di euro per rilevare Sparkle e una quota azionaria fino al 20% della società che controllerà la Rete con KKR nella quale entrerà anche il fondo F2i con una quota tra il 10 e il 15% e con un esborso di un miliardo. In altre parole, KKR dovrà versare circa 4 miliardi di euro cash, accollarsi debiti e personale, per rilevare il 65% della Rete. Dentro Tim resterà invece l’attività commerciale al dettaglio, quella verso le imprese e Tim Brasil.
Rete Tim: la reazione di Vivendi e la soddisfazione di Labriola e Rossi
Dura ma prevedibile la reazione di Vivendi secondo cui “i diritti degli azionisti di Tim sono stati violati e la decisione del Cda è illegittima”. Di soddisfazione invece i commenti dell’Ad di Tim, Labriola e del Presidente Rossi. “Due anni di lavoro a testa china – ha dichiarato Labriola – si chiudono con una decisione storica: dare il via alla nascita die società con nuove prospettive”, quella della Rete e quella dell’attività di servizio. A sua volta, il Presidente Rossi, ha affermato che “le delibere approvate con grande responsabilità e coraggio dal Consiglio di Tim vanno nella direzione di fare il bene di Tim, delle persone che vi lavorano, dei suoi azionisti e del Paese intero”.