Meglio, ma probabilmente non abbastanza. Le nuove offerte per Netco, la società della rete di Telecom Italia, salgono di valore ma restano sotto quei 20 miliardi da molti individuati come la soglia minima per ricevere il via libera del cda Tim, convocato per il 4 maggio.
Il primo rilancio per Netco, che raggruppa l’infrastruttura primaria, quella secondaria di Fibercop (di cui Kkr ha il 37,5%) e i cavi sottomarini di Sparkle, è arrivato da Cassa depositi e prestiti Equity, congiuntamente a Macquarie Asset Management, ed è migliorativo rispetto alla proposta presentata lo scorso 5 marzo: la nuova offerta articolata, con scadenza il 31 maggio, è del valore di circa 19,3 miliardi, compresi una serie di earn out (di cui 200 milioni sulla rete e altri 200 su Sparkle), corrisposti solo al verificarsi di determinate condizioni.
Nella nuova proposta Cdp Sparkle ha un nuovo ruolo
Questa nuova proposta di Cdp si farebbe carico del 100% di Sparkle, e condividerebbe con il fondo australiano Macquarie l’acquisto della rete primaria e secondaria Tim, con l’obiettivo di intrecciarla con quella della rivale Open Fiber (60% delle quote in mano a Cdp e il 40% a Macquarie). In questo modo, si darebbe vita alla rete unica, al netto degli eventuali aggiustamenti che l’Antitrust Ue potrebbe imporre al gruppo.
L’operazione punta anche allo spegnimento della rete in rame e alla migrazione verso un’unica rete in fibra, capace di portare l’Italia nell’era digitale. Fonti finanziarie, riportate da Repubblica, riferiscono che l’offerta di Cdp tutela l’attuale occupazione e farebbe entrare nelle casse di Tim poco meno di 17 miliardi.
Il rilancio di Kkr: 19 miliardi, più eventuale earn out di 2 miliardi
La seconda proposta è arrivata ieri in tarda serata dal fondo Usa Kkr rivedendo la sua offerta non vincolante e mettendo sul tavolo un miliardo più di prima: 19 miliardi a cui si aggiungerebbe un earn out di 2 miliardi nel caso in cui Cdp e Macquarie decidessero di partecipare al progetto, conferendo Open Fiber e dando vita alla rete unica.
Le offerte dovranno ora passare all’esame del Cda previsto per il 4 maggio. Ma prima di allora ci sarà l’altro appuntamento clou per Tim: l’assemblea dei soci di domani 20 aprile in cui, fra i vari punti, sarà sottoposta al vaglio anche la politica di remunerazione, con stipendi e bonus per il management, incluso l’ad Pietro Labriola, sulla quale Vivendi ha pubblicamente espresso le sue critiche e annunciato voto contrario. Il che si traduce in un passaggio difficile, soprattutto se da qui al 4 maggio il consiglio d’amministrazione di Tim dovesse giudicare insoddisfacenti le offerte allineandosi, in questo caso, alla valutazione del primo socio Vivendi che già dall’estate aveva indicato in 31 miliardi di euro il floor per qualsiasi discussione (con possibilità, secondo i rumors, di scendere non al di sotto dei 26 miliardi).