Le Fiat Panda dalla Polonia a Pomigliano, il tonno Asdomar dal Portogallo alla Sardegna, lo shampoo L’Oréal ancora dalla Polonia a Settimo Torinese e le batterie per auto Fiamm dalla Repubblica Ceca all’Abruzzo. Sono questi i cinque casi aziendali di “reshoring”, ossi investimenti di ritorno in Italia, di cui si parlerà oggi all’assemblea annuale dell’Unione Industriale di Torino, che si terrà nello stabilimento Alenia di Caselle. Ad aprire i lavori sarà la presidentessa Licia Mattioli, mentre l’intervento di chiusura sarà del numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi.
Secondo un sondaggio compiuto dai consulenti di Efeso su un campione di aziende torinesi – come ricorda oggi Dario Di Vico su Il Corriere della Sera – negli ultimi anni il 21% ha riportato anni in Italia le attività produttive o gli acquisti, principalmente a causa dell’incremento del livello di servizio richiesto dal mercato.
La seconda motivazione più diffusa è “la necessità di sviluppare nuovi prodotti più velocemente e con maggiore affidabilità”, seguita da “l’incremento del livello di qualità richiesto dal mercato”. Solo l’8% delle imprese dichiara esplicitamente di voler fare a breve reshoring di attività mentre il 15% lo circoscrive agli acquisti.
D’altra parte, anche il reshoring comporta degli svantaggi: al primo posto difficoltà di accesso al mercato estero seguita dalla ridotta convenienza economica (l’ondata delle delocalizzazioni era partita per mitigare il costo del lavoro).