L’imperativo è fare in fretta per raggiungere gli obiettivi per l’ambiente e l’energia. A Bruxelles hanno rifatto i conti in base al pacchetto RePower Eu. Per i prossimi cinque anni servono 210 miliardi di euro per fronteggiare l’emergenza e aiutare gli Stati a programmare meglio le necessità. Che sono di sistema, come la guerra in Ucraina ci ha dimostrato. La sfida energetica, insomma, è apertissima, ma per i tecnici della Commissione i nuovi investimenti sarebbero già coperti da una dotazione disponibile di 300 miliardi del RePowerEu, di cui 72 in sovvenzioni e 225 in prestiti. Soldi che vanno solo reindirizzati, portati a beneficio di altri comparti, in quanto già iscritti nei capitoli di bilancio dell’Unione.
Tutto continuerà a girare intorno al Pnrr che ovviamente richiede un aggiornamento. Da quel che si sa, l’operazione prende avvio dai prestiti non ancora richiesti dai Paesi nell’ambito del Recovery Fund, il cui ammontare sarebbe pari a 225 miliardi. Italia, Grecia, e Romania hanno già esaurito il montante a loro disposizione. Altri Paesi come Polonia, Portogallo, Slovenia e Cipro hanno chiesto solo una parte dei soldi che avrebbero potuto ricevere. Un Paese in progress è, invece, la Spagna che si appresta ad ottenere nei prossimi giorni i suoi 70 miliardi. Tolti i fondi iberici, rimangono dunque a disposizione 155 miliardi che, se non dovessero essere richiesti, vanno redistribuiti nell’ambito del piano RePowerEu. Un’occasione strategica per un’Europa non sempre coesa, ma rafforzata dalle sanzioni alla Russia e dalla strategia complessiva di diversificazione di energia. L’attivismo delle compagnie petrolifere nel cercare gas e produrre vettori energetici puliti, come l’impegno delle società di macchine di combustione, rappresentano il contorno del nouvo corso dell’Ue.
L’Italia può avere altri fondi a disposizioni
Nell’accelerazione degli obiettivi ci sono anche 20 miliardi di euro in sovvenzioni. Provengono dalla vendita all’asta di 250 milioni di permessi di emissione di CO2. La politica si occuperà di come assegnare queste sovvenzioni, ma già si sa che le regole saranno le stesse del Recovery fund. La Commissione vuole raddoppiare anche il finanziamento del Fondo per l’innovazione, portandolo a circa 3 miliardi. Una buona notizia per tutte quelle imprese che prima degli effetti della guerra erano impegnate a capitalizzare macchine e tecnologie.
Una nuova boccata d’ossigeno dovrebbe far riprendere nel 2022 molti progetti per sostituire i vecchi combustibili, in primo luogo gas e petrolio. Ma ancora non è tutto. Altri soldi l’Unione europea potrebbe prenderli dai fondi regionali e della Politica Agricola Comune 2021-2027. Nel primo caso si parla di 27 miliardi, nel secondo di 7,5 miliardi. La particolarità di questa seconda voce nel RePower riguarda l’uso di fertilizzanti, biogas ed energie rinnovabili agricole. È noto che su questi temi la Commissione è stata impegnata per mesi in trattative estenuanti ma, in un quadro geopolitico mutato, la PAC non può essere ritenuta intangibile per una svolta sostenibile nelle filiere agricole. Far da soli ma nel rispetto degli obiettivi ambientali. E l’Italia è stata tra i Paesi più sensibili all’abbattimento di fonti inquinanti nelle campagne puntando su eolico, fotovoltaico, biomasse. Anzi per attuare il RePower EU potrebbe avere a disposizione un nuovo plafond di 5,4 miliardi proprio dai fondi regionali e per lo sviluppo rurale. Basta stare attenti ai tempi.