X

REPORT UNICREDIT – Aumento della volatilità in vista ma l’Europa è il porto sicuro dell’autunno 2015

In un contesto di crescente volatilità innescanta dalla Fed e dai timori legati alla Cina, la regione CEE, malgrado la sua eterogeneità, sembra posizionata meglio della maggior parte degli altri grandi mercati per affrontare potenziali momenti di difficoltà. Le deboli variazioni delle valute e dei prezzi nella Regione, durante la recente turbolenza, l’hanno trasformata in un “porto sicuro” per chi investe in questi mercati. A sostenerlo è il rapporto “CEE Quarterly” pubblicato da UniCredit per il quarto trimestre 2015. 

La solidità della CEE-UE

La crescita nella CEE-UE (nuovi membri dell’UE nell’Europa Centrale, compresi Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia) è proseguita a passo svelto nel secondo trimestre e gli indicatori di breve termine lasciano pensare che la tendenza proseguirà anche nel terzo trimestre. Ci aspettiamo che il PIL reale cresca del 2-3,5% per tutto quest’anno, leggermente al di sopra del potenziale. Se la crescita è stata inizialmente trainata dalle esportazioni grazie alla ripresa nell’UE, adesso è la domanda interna a svolgere un ruolo fondamentale. Il calo della disoccupazione, la crescita salariale più solida e l’inflazione ai minimi storici hanno favorito i consumi, mentre l’aumento dell’utilizzo dei fondi UE ha favorito gli investimenti.

Nel frattempo, la bilancia commerciale dei paesi è forte: la crescita dell’export resta solida, sebbene al di sotto dell’impressionante passo tenuto nel primo trimestre 2015, e le partite correnti in surplus o quasi in pareggio. Numerosi i finanziamenti esterni che sostengono le valute e la percezione della solidità creditizia.

“Trovandosi in una condizione di ridotta esposizione diretta nei confronti della Cina e in vantaggio sul versante del prezzo delle commodity – ha spiegato Lubomir Mitov, Chief CEE Economist di Unicredit -, la CEE-UE viene vista sempre di più come un porto sicuro fra i ME”.

Per quanto riguarda gli altri paesi della regione, la Turchia non è riuscita a trarre adeguatamente vantaggio dagli sviluppi positivi nell’UE, dal calo del prezzo del petrolio o dell’eccesso di liquidità globale.

La Russia è quella che ha risentito maggiormente dell’inversione del ciclo delle materie prime. Poiché petrolio e gas naturale rappresentato il 75% delle esportazioni e assicurano quasi la metà delle entrate statali, la nuova flessione dei prezzi del petrolio iniziata a luglio ha impattato in modo significativo l’economia, già indebolita dalle sanzioni. Nel secondo trimestre 2015 l’Ucraina, interessata da una crisi finanziaria e geopolitica senza precedenti, sembra essersi avviata, almeno dal punto di vista economico, verso la ripresa. Il PIL reale, la produzione industriale e le vendite al dettaglio si sono stabilizzate durante l’estate o hanno mostrato i primi segnali di crescita, sia pure partendo da un livello molto basso.

La Croazia e la Serbia sono uscite dalla recessione grazie alla ripresa dell’Area Euro, anche se la crescita di entrambe sarà quest’anno inferiore all’1% a causa della ridotta quota di esportazione verso l’area. Diversamente dalla CEE-UE, la domanda interna è ancora lontana dal recupero, ostacolata da squilibri macroeconomici che hanno influenzato la fiducia e condizionato le scelte politiche.

Outlook: sempre più divergente

Le previsioni di crescita sono viste sempre più divergente per le sottoregioni CEE. Le nostre proiezioni nel breve periodo sono basate sulle ipotesi di un’altra lieve accelerazione nella crescita di EA e USA, una stabilizzazione dei prezzi delle commodity nel 2016 con una potenziale crescita moderata, un “soft landing” in Cina e un percorso graduale di rialzi dei tassi della Fed. La BCE continuerà probabilmente il programma di QE come inizialmente pianificato.

“Sulla base di queste ipotesi – spiega Lubomir Mitov – il contesto globale per la CEE dovrebbe risultare positivo. Tuttavia, l’outlook è ampiamente diverso nelle differenti sottoregioni e rispecchia la diversità in termini di fragilità macroeconomica, integrazione con l’UE, politiche e stato delle riforme. A partire da questi criteri, la CEE-UE è nella posizione migliore per beneficiare del contesto globale favorevole.

Il prossimo anno la crescita della CEE-UE dovrebbe restare solida, ancora al di sopra del potenziale. Un lieve rallentamento può essere previsto nei paesi che hanno fatto maggiore affidamento sui fondi UE per gli investimenti, con un prevedibile calo di utilizzo durante la transizione fra i due bilanci UE dappertutto, salvo che in Polonia. Tuttavia, il rallentamento negli investimenti finanziati dall’UE dovrebbe essere compensato, per la maggior parte, dal rafforzamento dei consumi, dalla difficoltà di reperire nuova forza lavoro che dovrebbe portare a una crescita salariale più ampia. Con una crescita ben equilibrata, le bilance commerciali dovrebbero rimanere stabili. Data la preponderanza dei flussi relativi agli investimenti diretti esteri e la solidità dei fondamentali, i rischi per i finanziamenti esterni sono veramente minimi se non nulli.

In buona sostanza, la regione CEE, malgrado la sua eterogeneità, sembra posizionata meglio della maggior parte degli altri grandi ME per affrontare potenziali momenti di difficoltà.

Related Post
Categories: Risparmio