Gli investimenti nei mercati emergenti sono cambiati radicalmente a partire dalla Grande Crisi Economica. Per gran parte degli anni 2000, la performance dei mercati emergenti nei vari paesi è stata spinta da fattori comuni, tra cui i tassi di crescita a doppia cifra o quasi-doppia cifra, il rafforzamento delle valute locali e l’aumento delle esportazioni – spesso coincidenti con la domanda di materie prime.
Oggi, tuttavia, tali fattori non dominano più lo scenario dei mercati emergenti. La crescita del prodotto interno lordo (PIL) prevista per i Paesi emergenti a livello complessivo è prossima al 4%–5%. La forte domanda di materie prime è crollata e gran parte delle valute emergenti sono sotto pressione a causa dell’aspettativa di una stretta sulla politica monetaria statunitense. In assenza di tali macro temi, ciascun paese effettua viene valutato sui propri fondamentali e non può essere considerato parte di una asset class omogenea.
Possiamo quindi prevedere che la sorte di ciascun paese divergerà a causa di differenze in termini di tassi di interesse e inflazione, tassi di risparmio domestico, posizione delle partite correnti e dipendenza dalle commodity. A fronte di contesti divergenti, la capacità di selezione a livello di titolo, paese e valuta assumerà un ruolo fondamentale.
Poiché ogni paese segue la propria strada, sarà sempre più difficile effettuare un outlook generale per tutti i “mercati emergenti” . La forza del dollaro statunitense ha fatto riecheggiare le crisi valutarie degli anni 80-90 poiché il debito denominato in dollari è più difficile da ripagare. Una valuta locale debole crea inflazione (ossia, le importazioni diventano più costose), e il contenimento della stessa tramite tassi più elevati ostacola la crescita. In ultimo, il crollo dei prezzi delle materie prime, specialmente per quanto riguarda il petrolio, potrebbe indebolire gravemente la crescita interna a causa di una riduzione delle esportazioni nei principali mercati emergenti tra cui Russia, Brasile, Venezuela, Medio Oriente e una parte dell’Africa.
CRESCITA A LUNGO TERMINE, DIFFICOLTA’ SUL BREVE
Nonostante ciò, sia sul versante azioni che obbligazioni, continuiamo a vedere i Paesi emergenti come una asset class essenziale nel lungo termine. I tassi di crescita ciclici sono in qualche modo calati, ma a causa dei fattori demografici e di una popolazione più giovane, gran parte della crescita secolare a livello mondiale è tuttora individuabile proprio nei Paesi emergenti. Nel settore azionario, le valutazioni possono essere ingannevoli.
I titoli emergenti mostrano un Rapporto Prezzo/Utili inferiore rispetto ad altri mercati, ma tale dato può essere alterato da singolari fattori di rischio e dalla presenza governativa all’interno del capitale delle imprese . Le obbligazioni emergenti continuano ad offrire rendimenti interessanti e la qualità del credito è in costante miglioramento. Sebbene il livello del debito sovrano sia aumentato, anche il PIL è aumentato, quindi il debito rimane gestibile. Inoltre, la forza del dollaro statunitense potrebbe non rivelarsi così temibile, per diversi motivi:
1) Il debito di molti Paesi emergenti ora è espresso anche in valuta locale, non solo in dollari US.
2) Una valuta locale più debole aumenta la crescita delle esportazioni.
3) la crescita del bacino di consumatori dei Paesi emergenti è destinata a contribuire all’economia interna, rendendola meno dipendente dal commercio e da finanziamenti esterni.
MESSICO E INDIA TRA I PREFERITI
In termini di mercati specifici, guardiamo con favore al Messico e all’India. Il Messico sta diventando sempre più competitivo grazie a riforme strutturali nel settore dell’energia e dell’istruzione, e il costo di produzione sta diventando sempre più favorevole se rapportato al rialzo del costo del lavoro in Asia. Il Messico inoltre trae vantaggio dalla sua vicinanza all’economia USA in via di graduale miglioramento.
Sebbene l’India abbia proceduto lentamente con le riforme, il nuovo governo guidato dal Primo Ministro Modi si è impegnato a sradicare la corruzione, a ridurre le sovvenzioni agricole e ad aprire le industrie alla concorrenza. Al contrario, la Russia appare molto più rischiosa visto il crollo dell’economia sotto il peso delle sanzioni globali e la caduta dei prezzi del petrolio. Ancora di più in un tale contesto di volatilità a livello di valute e materie prime, è particolarmente importante per gli investitori affidarsi a gestori esperti su questi mercati.